Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Road Rash
Electronic Arts | Dan Geisler | Walter Stein | Carl Mey
27 06 2020
Ho ritrovato un copia di Road Rash. Non è un evento eccezionale, la cartuccia non è una rarità sul mercato dell'usato e il suo ricordo è sbiadito nella memoria di tanti. Nonostante questo è stato un momento di soddisfazione, sia dal punto di vista della nostalgia pura sia da quello della concretezza. Road Rash è infatti un gioco eccellente e fatti i conti è forse il migliore della serie, contrariamente a quanto tutti asserivano ai tempi (anche io).
In realtà erano almeno venticinque anni che non mettevo le mani sul primo Road Rash (uscito nel 1991 per Electronic Arts) e così sono rimasto meravigliato anche dalle differenze, di cui non mi ero reso conto ai tempi, tra questo progenitore e i suoi sequel a 16 bit. La struttura di base è ovviamente la stessa: gare illegali su strada tra moto truccate, con premi in denaro, acquisto di motociclette sempre più veloci, incidenti spettacolari, pugni, calci e inseguimenti da parte della Polizia Locale. La miscela, per quanto semplice, è esplosiva e il divertimento è assicurato, con una velocità, un coinvolgimento e una facilità di uso raramente ritrovati negli anni successivi in altri 'racer' (e ce ne sono stati tanti che a Road Rash devono più di un ringraziamento). Ma, come dicevo, qualche piccola differenza c'è ed è sufficiente a rendere ancora più brillante un gioco inossidabile come questo. La gestione degli avversari e del traffico, ad esempio, punta su un comportamento più vario e imprevedibile, con piloti che reagiscono in modo più realistico e che provocano anche incidenti di gruppo, colpi proibiti più efficaci, ostacoli vari piazzati con ancora maggiore malizia in posizioni insidiose e una curva della difficoltà, tra un livello e un altro, meno brusca del solito.
La stessa grafica appare leggermente più definita, almeno per quanto riguarda gli sprite dei quindici concorrenti in gara, forse semplicemente perché qui la memoria non è stata sfruttata per realizzare anche lo split-screen della modalità per due giocatori, presente a partire da Road Rash 2. Particolarmente ispirato anche il 'track design' dei cinque lunghi tracciati stradali, pieni di curve pericolose, dossi, incroci, lavori in corso, macchie di olio e probabilmente tra i migliori della serie. Il frame rate è invece incerto, come sempre, come rimangono quasi simbolici gli elementi scenografici, con casette, alberi, pedoni, animali isolati in mezzo a un paesaggio spoglio (ma questo era lo stile dei giochi Electronic Arts dell'epoca e come tale veniva percepito senza troppi fastidi).
La colonna sonora, anche se in linea con il tipico pseudo-rock della serie, raggiunge poi un livello mai più recuperato nei sequel, con un Rob Hubbard al massimo della popolarità e della forma (gli effetti audio però sono praticamente assenti). Come si vede non si tratta di differenze drammatiche, ma sono comunque sufficienti ad aggiungere ancora più pepe all'interno di un gameplay esplosivo. Una ricetta semplice ma quasi perfetta, quindi, venuta ancora meglio del solito. Difficile chiedere di più (come confermeranno le tante riprese successive su piattaforme diverse).
[NO1]