Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
Out to Lunch
Mindscape | Steve Leney | Jonathan Taylor | Andy Kerridge | Jeff Gamon | Paul Stevens | Mark Machin | David Amor
24 08 2019
Mon dieu. Zoot alors. Tutte le verdure presenti nel frigidaire del celebre chef Pierre sono saltate fuori della porta e hanno guadagnato la libertà. Bisogna ritrovarle, altrimenti la cena predisposta nel suo ristorante a tre forchette Michelin è in pericolo (e magari in sala c'è pure Alessandro Borghese con una troupe TV). Tutto questo comporta una serie di domande. Perché è scappata solo roba da vegetariani (verdure, formaggi e uova - niente bistecche o pesce), come diavolo hanno fatto le derrate alimentari a nascondersi in sei località sparse per il mondo (con otto stage ciascuna per un totale di 48 livelli) e soprattutto a chi è venuta, ai tempi, un'idea tanto balzana per un videogioco.
In realtà in un'epoca come la nostra in cui cuochi e chef sono diventati delle superstar quest'idea non appare così balzana, ma anzi una delle più astute che esperto di marketing possa concepire. Resta da vedere però se ai fini pratici tutto questo sia bastato per mettere in piedi qualcosa di plausibile, videoludicamente parlando. E, a sorpresa, la risposta è affermativa. Non è che Out to Lunch (Mindscape. 1993) sia mai stato considerato un capolavoro da qualcuno, per carità. Ma perlomeno come platform classico funzionava e funziona ancora bene. Il nostro chef cappelluto sgambetta ma soprattutto saltella tra Svizzera, Cina, Francia e Messico alla ricerca di pomodori, patate, melanzane e cipolle, tra panorami non particolarmente ricchi ma gradevoli e piattaforme un po' schematiche ma numerose e ben piazzate (una grafica vagamente à la Worms, non so se mi spiego, anche se gli ambiti sono del tutto diversi), fornito anche di gabbia dove rinchiudere i gastronomici fuggiaschi.
Non che tutto sia così facile come sembra. Gli alimenti cercano ovviamente di squagliarsela appena vi avvicinate (sfruttando anche strani portali di teletrasporto), c'è un tempo limite da rispettare, un numero variabile di prede da ingabbiare, solo tre vite da sfruttare e tutta la caccia può essere vanificata dall'intervento in extremis del nemico di Pierre Le Chef Noir o dal contagio alimentare di non meglio precisati batteri. In somma, Out to Lunch è una pietanza più dura da masticare di quanto si possa inizialmente pensare e non sono pochi i casi in cui si arriva quasi alla fine del livello per ritrovarsi a mani vuote. Per fortuna lo chef può essere aiutato da armi extra (farina, salsa tabasco, bombe) e da 'bonus stage' che possono anche concedere una vita in più. I comandi, poi, sono eccellenti, le animazioni del piccolo sprite non ne rallentano i movimenti e il gameplay scorre veloce, senza inutili impuntamenti, come in un Super Mario World più semplice (e molto meno ricco). Ma il paragone, anche se ardito, fa lo stesso intuire quale sia la qualità complessiva di Out to Lunch e farebbe la felicità postuma dei programmatori Mindscape (a cominciare dall'ideatore Steve Leney), a prescindere da una riuscita commerciale comunque buona, con conversioni successive per Game Boy e Amiga.
[NO1]