Alle soglie degli 'anta, Dan Hero resta un giovane vecchio
con lo sguardo e il cuore immutabilmente fissi al passato.
Da una decade circa ospite non gradito sulle pagine di TGM,
snocciola mensilmente sermoni irremediabilmente noiosi riguardo
quanto meravigliosi fossero i videogiochi dei bei tempi andati,
coltivando nel contempo il sogno di fondare una software house
nichilista e creare titoli nati vecchi che nessuno giocherà.
Nintendo NES
Platoon
Sunsoft | Ocean | Hiroaki Higashiya | Yoshiaki Komada | Keiichi Suzuki | Akihiro Asada
04 03 2019
Platoon può sembrare un titolo strano, eccessivamente disorientante all'inizio per l'utente console medio, abituato a massacri militareschi di ben più immediata fruizione. Il titolo Sunsoft ti butta invece nel mezzo di una labirintica e monotona giungla sotto l'assedio di vietcong invasati e senza la minima idea di dove andare e, sopratutto, cosa fare. Ma è un gioco importante, perché rappresenta un significativo spartiacque con il passato.
Prima del 1987 realizzare un tie-in voleva dire aspettare l'uscita del film e decidere in base alla sua popolarità se valeva la pena spendere i soldi in diritti, sperando di giungere sugli scaffali in contemporanea con l'arrivo della pellicola sul mercato home video. Ma quell'anno in Ocean intuirono il potenziale del film di Oliver Stone, impossessandosi dei diritti MONDIALI prima del suo debutto sul grande schermo. Diavolo di un Jon Woods. Una mossa così vincente che Sunsoft dovette rivolgersi alla casa di Manchester per poter sviluppare il suo adattamento su Nintendo, finendo con il convertire il gioco inizialmente realizzato sui computer a otto bit, con tanto di riedizione della colonna sonora di Jonathan Dunn.
Da allora, complice anche il successo di Robocop e relativi diritti ceduti a Data East, Ocean divenne tanto importante da convincere le case cinematografiche del potenziale lucrativo nascosto sotto il rinato mercato videoludico, tanto da concedere i diritti per le loro pellicole in largo anticipo, in modo da permettere la pubblicazione dei tie-in in contemporanea con l'uscita in sala dei film a cui si ispiravano! Però, oh, avete ragione sulla scarsa accessibilità del gioco: era frutto di quella struttura multievento che sarebbe diventata il marchio di fabbrica degli adattamenti griffati Ocean, offrendo varietà rispetto ai fallimentari modelli di fiaschi come Knight Rider o Highlander. Che poi la casa di Manchester aveva questa fissazione di proporre livelli iniziali indigesti, in grado di scacciare via potenziali acquirenti sul nascere - vedi The Vindicator.
Tornando a Platoon, sono presenti quattro sezioni con stili di gioco completamente diversi, dal dedalo del primo livello alla ricerca di esplosivi con cui far saltare un ponte strategico a una sezione in prima persona, assolutamente avanti rispetto ai suoi tempi, giù nel complesso di gallerie dei vietcong. Sul NES il gioco è bene o male identico a quello visto sui computer dell'epoca, un filo più lento e facile rispetto alla versione originale; c'è però da dire che se Platoon offriva un rapporto qualità-prezzo a prova di bomba sul Commodore 64 per diciottomila lire, lo stesso non si poteva dire sul NES, con il costo delle cartucce considerevolmente più alto.
[Dan Hero]