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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Andre Agassi Tennis
TecMagik | Greg Omi | Kevin Furry
01 10 2018

Intrappolato tra una popolarità planetaria, interessi economici enormi e una crescente intolleranza verso il mondo del tennis, Andre Agassi è passato attraverso l'inferno descritto poi nella sua biografia, Open. Non penso però che abbia avuto il tempo di esaminare da vicino questo Andre Agassi Tennis. Meglio così: i motivi di imbarazzo erano già più che sufficienti.

Le ambizioni del gioco non erano comunque poche, come si poteva già intuire dal costoso coinvolgimento del tennista americano e dalle tante versioni prodotte, ma i concorrenti da affrontare erano altrettanto numerosi. Forse proprio per questo la versione considerata - quella per Mega Drive (TecMagik, 1992, produttore e ideatore Greg Omi) - è risultata subito più popolare di quella per Super Nintendo: andare a competere con classici per Super NES come Super Tennis, Jimmy Connors Tennis o Super Family Tennis era impresa fuori della sua portata. Non erano infatti pochi gli handicap che ostacolavano in partenza la riuscita di questa bizzarra simulazione. Le opzioni presenti sono pochine, con soli otto tennisti disponibili tra uomini e donne (peraltro l'unico veramente identificabile è Agassi, mentre gli altri hanno nomi fittizi), non molti tornei, una variante multiplayer per due giocatori, stranamente niente tie-break e per di più assenza di salvataggi mediante back-up o altro, il che rende necessario portare a termine il gioco in un'unica sessione, fatto degno di un 8 bit. E l'impresa è ardua: Andre Agassi Tennis Tennis è un boccone duro da masticare (non per niente c'è una sezione training ad attendervi), pur se per motivi sbagliati.

La varietà di colpi concessa non è poi così grande, almeno teoricamente: in realtà, come nello sport, all'inizio le palle scappano da tutte le parti, con traiettorie di tutti i tipi. Ma, tanto per essere chiari, questo non è un bene. Ci vogliono giorni per arrivare a un livello decente di palleggio e se questo è ammissibile per una pratica sportiva, non può esserlo per un videogioco. Così è vero che nel tennis bisogna posizionarsi correttamente per colpire la palla al momento giusto e alla giusta distanza dal corpo, come pure è vero che anticipo e profondità non possono non rappresentare grandi fattori di rischio, ma se tutte queste dinamiche verosimili vengono trasposte in un videogioco in modo impreciso, il risultato può essere disastroso. Per molto tempo, infatti, gli incontri sono sconfortanti, con corse a vuoto e scambi interrotti da lisci che nemmeno Fantozzi e Filini riuscivano a fare. E questo perché i programmatori, puntando tutto sul realismo (e poco sulla spettacolarità: la grafica è vivace e colorata, almeno per una simulazione di tennis per Mega Drive, ma non così definita), avrebbero dovuto evitare sbavature tecniche anche piccole. I comandi, invece, rispondono dopo quella frazione di secondo sufficiente a compromettere una situazione già complicata di per sé. Per ironia finale, poi, proprio la presenza di sprite ben dimensionati riesce spesso a ostacolare la visione della palla. Cosa rimane allora? Forse la voglia di superare una sfida imbarazzante, ma solo per chi ha molto tempo e niente di meglio da fare.

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