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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
King's Bounty
Electronic Arts | New World Computing | Jon Van Caneghem | Andrew Caldwell | Mark Caldwell | Douglas Grounds | Jill Bagley
01 03 2017

C'è stato un momento in cui i giochi di ruolo erano la cosa più richiesta sul mercato e qualsiasi cosa uscisse veniva acquistata, anche senza sapere cosa si portava a casa. Le delusioni non erano poche, come non mancavano i fraintendimenti: i giochi non sono tutti uguali anche se appartengono allo stesso genere e così un'avventura basata sui combattimenti in diretta può avere poco da spartire con una che punta sulla strategia, anche per quanto riguarda trama e impostazione grafica. È forse per questo che King's Bounty, tutto incentrato sulla gestione di battaglie e risorse annesse, non è riuscito a conquistare un pubblico come quello del Mega Drive, composto soprattutto da teenager nutriti a titoli sportivi o puramente action (e se è per questo nemmeno la stampa del tempo, rappresentata da giovincelli poco più cresciuti dei lettori).

King's Bounty in effetti concedeva poco al grosso pubblico, a cominciare da un evidente minimalismo visivo e sonoro e per finire con un prezzo di acquisto in linea con i prodotti di primissima fascia, quasi a confermare la voglia di fare più soldi possibile con la moda dei 'role playing game'. Non è affatto strano quindi che, ai tempi, il sentimento più comune nei suoi confronti sia stato quello di indifferenza. Ma King's Bounty si è rivelato un corridore da lunga distanza e il tempo gli ha reso giustizia, almeno in parte. Dalla sua, in realtà, aveva non pochi fattori genetici: Electronic Arts come garante, una lunga fila di versioni già uscite per Amiga, PC o Apple, una impostazione solida che ha dato origine a vari sequel e come ideatrice quella New World Computing che era specializzata nel genere RPG e già responsabile dell'ottimo Faery Tale Adventure. E un pò come in quest'ultimo il pezzo forte qui è rappresentato dall'ampiezza di gioco, intesa non tanto come durata della singola avventura quanto come possibilità di ripercorrere più volte una trama esile ma antesignana dei tempi a venire (tra mondi da conquistare, tradimenti, lotte di potere, magia e creature fantasy - Game of Thrones docet).

La stessa semplicità di tutto l'impianto di gioco, infatti, consentiva un continuo rimescolamento delle carte, con battaglie e preparazioni al combattimento che non si ripetevano mai con la stessa dinamica, costringendo così il giocatore ad affrontare ogni volta una nuova partita a scacchi sui generis (quasi un wargame elementare, a metà strada tra un gioco di ruolo tradizionale e uno à la Shining Force/Fire Emblem). Non abbiamo parlato a caso di carte, perché in effetti i protagonisti su schermo ricordano i personaggi in cartoncino presenti in tanti giochi da tavolo analoghi: il che la dice lunga su quello che volevano fare i programmatori all'epoca. D'altro canto il team, essenzialmente americano (Jon Van Caneghem, Jill Bagley, Andrew Caldwell) aveva sicuramente poca voglia di seguire i dettami della tradizione giapponese, puntando invece a una via alternativa. Così facendo, tra l'altro, New World Computing diede anche il via a una serie indirettamente imparentata col nostro King's Bounty, ma sicuramente più longeva e celebre (Heroes of Might and Magic). Rispetto a quest'ultima King's Bounty faceva già ai tempi la figura del reperto archeologico, ma a distanza di decenni questo potrebbe non essere più un problema per nessuno, mentre la facilità di gioco potrebbe rappresentare un vantaggio per tutti gli allergici a libretti di istruzioni spessi e regole di gioco ingarbugliate.

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