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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
OutRunners
Sega | Data East | Junichi Tsuchiya | Moririn | Masahiro Wakayama | Koba | KenKen | George | Masahiro Kumono | Tsuyoshi Tsunoi
31 01 2017

Quando l'inverno molla la presa e la primavera concede finalmente un giorno di sole, la maggior parte della gente pensa subito a un picnic o a una gitarella al mare. Non tutti, però. C'è qualcuno che pensa a tutt'altro: per esempio a portare al limite la sua costosa auto sportiva, ovviamente lungo strade frequentate da personaggi del tutto ignari della faccenda. Ma il vero problema, in questo OutRunners (Sega, 1994), è che per disgrazia la stessa idea ce l'ha avuta un altro tizio, assolutamente convinto di guidare un'auto migliore. Avremo così una gara semi ufficiale lungo percorsi di fantasia, fino a girare mezzo mondo (ci si lascia prendere un pò la mano, con 36 'location' che vanno da San Francisco al Grand Canyon alla Cina alla Svizzera, passando per Francia, Germania, Egitto o addirittura tunnel subacquei), mentre si sfiorano incidenti catastrofici e si cerca di arrivare ai checkpoint presenti lungo due rotte principali, Est e Ovest, sempre abbastanza diversificate grazie alle diramazioni concesse.

Proprio per sottolineare questa competizione a due OutRunners, in sala giochi, era stato distribuito solo con cabinati a due posti. Al momento di realizzare la conversione per Mega Drive la casa madre Sega pensò quindi di fare la stessa cosa, ricorrendo così a uno split-screen non eliminabile, con l'intervento eventuale di un'auto controllata dal computer. Così, se qualcuno si chiede perché in OutRunners lo schermo si presenti sempre diviso in due, sia che si giochi in due oppure da soli, la risposta bisogna andarla a cercare in tale tipo di impostazione. Ma questo non vuol dire che l'ostinazione sia stata premiata. Dal punto di vista estetico, tanto per cominciare: riempire di dettagli spettacolari due schermate, per quanto dimezzate, era un'impresa impossibile per il Mega Drive, soprattutto tenendo conto della magnificenza della versione originale (forse la miglior prestazione della scheda System Multi 32 per coin-op, progettata a partire dalla più celebre System 32). Il guaio vero riguarda però la giocabilità, come spesso succedeva al Mega Drive quando lo si portava al limite: la fluidità di scorrimento viaggia infatti al limite del tollerabile, mentre la comparsa a scatti degli oggetti sullo schermo, con un pop-up antesignano di quanto sarebbe accaduto col Saturn, rende ancora più difficile gestire collisioni imprevedibili o anche sospette.

Tanto più che anche la manovrabilità delle auto è discutibile, altro guaio che spesso affliggeva le conversioni Sega di maggiore ambizione. Il mix tra frame rate inadeguato, velocità alta, bassa definizione grafica, pop-up e risposta ai comandi altalenante non dà così scampo, nonostante la nobiltà del pedigree. Niente che non si possa superare con un solido allenamento, ma, insomma, ci vuole tutta quella buona volontà che i giocatori odierni non hanno, soprattutto quando si tratta di recuperare titoli di vent'anni fa. Della bellezza del coin-op originale resta comunque più che qualcosina, una volta dimenticate le incongruenze. L'impianto di base, à la Out Run, è divertente nella sua semplicità. Le animazioni, in particolare degli incidenti, sono ben realizzate, le musiche sono orecchiabili, mentre le nove auto presenti (dalla Cadillac alla Porsche alla Volkswagen passando per la monoposto di Virtua Racing, tutte ben realizzate) aiutano a rendere ancora più vario un gioco già sufficientemente diversificato grazie alle già citate biforcazioni dei percorsi. OutRunners rappresenta insomma un prodotto tipico della fase finale del Mega Drive e dei 16 bit. Produzione ambiziosa, anche troppo per una macchina che ormai arrancava dietro ai progressi tecnici del tempo, affidata a un team composto da vecchi volponi (tra gli altri: come direttore Junichi Tsuchiya e come programmatore Masahiro Wakayama, con un curriculum già solido alle spalle e una lunga carriera successiva), ma non al gruppo originario, impegnato nell'imminente lancio del Saturn. Stando così le cose per OutRunners c'era poco da fare: la somma dei fattori non poteva portare al capolavoro e oggi ci si deve quindi accontentare di quanto concesso, e non è poco, dal crudele fato nel 1994.

[NO1]


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