Alle soglie degli 'anta, Dan Hero resta un giovane vecchio
con lo sguardo e il cuore immutabilmente fissi al passato.
Da una decade circa ospite non gradito sulle pagine di TGM,
snocciola mensilmente sermoni irremediabilmente noiosi riguardo
quanto meravigliosi fossero i videogiochi dei bei tempi andati,
coltivando nel contempo il sogno di fondare una software house
nichilista e creare titoli nati vecchi che nessuno giocherà.
Arcade 16 bit
Willow
Capcom | Hiroyuki Kawano | Seigo Itoh | Yukio Arai | Kyoko Tomita | Yokoyan | Ueyan | Shinji Kuchino | Yoshiki Okamoto
03 07 2016
Willow era un bel film, via. Un gradevole fantasy anni 80 con Ron Howard al timone assieme a un George Lucas che dopo gli ultimi successi cinematografici poteva permettersi di scrivere tutto, tanto sarebbe stato un successo. Un film di un'epoca lontana, quella in cui Val Kilmer era ancora quello iconico & invincibile che dava del filo da torcere al Maverick di Top Gun tra una partita a beach volley e l'altra sotto le note di Kenny Loggins, prima di diventare la controfigura del Marshmallow Man ricordandoci quanto eravamo invecchiati nel frattempo. Bene o male come tutti i film di successo di quel periodo, anche Willow si beccò la sua bella dose di tie-in. Non da parte della solita Ocean stavolta, incredibile dictu. Il che porta a chiedersi come avrebbe disegnato la cover l'ottimo Wakelin, che in quanto a illustrazioni fantasy era bravo per davvero.
Torniamo a noi: nel 1989 Willow arriva in sala giochi a opera di Capcom. La CPS-1 aveva fatto il suo anno di rodaggio inaugurando le danze con l'ottimo Forgotten Worlds e imponendo la sua superiorità tecnica. Willow quindi poteva vantare un hardware vincente e allo stesso tempo la direzione di un eccezionale Yoshiki Okamoto, vera leggenda nel campo del divertimento a gettone forte di un'esperienza maturata nella Golden Age dei videogiochi da bar con perle come Gyruss all'attivo. Platform prevalentemente orizzontale, il gioco prende in prestito da Black Tiger e Forgotten Worlds l'idea del negozio, dove investire in potenziamenti, protezioni ed energia extra la valuta raccolta durante gli scontri con i soldati della strega Bavmorda. Un'idea valorizzata dallo scorrimento multidirezionale che permette di esplorare (con i dovuti limiti) i livelli alla ricerca di tesori extra, anche grazie alla fenomenale agilità che lo sprite di Willow (che non assomiglia manco per sbaglio al Warwick Davis del film) può vantare. Scivolate, salti direzionabili in volo e possibilità di aggrapparsi alle sporgenze: l'esperienza maturata dall'animazione dell'atletico Hiryu Strider è servita a Capcom per confezionare un eroe particolarmente agile e interessante da usare, decisamente lontano dai legnosi protagonisti del passato come Lee Wong di Tiger Road. In realtà di eroi il gioco ne offre ben due: dopo il primo livello si potrà utilizzare, a seconda dello 'stage', lo spadaccino Madmartigan.
Questi differisce dal suo collega per la modalità d'attacco, contrapponendo alle magie a lungo raggio di Willow potenti fendenti di spada 'alla Strider' in corpo a corpo. Entrambi possono scagliare colpi più potenti caricando un'apposita barra alla base dello schermo previa pressione prolungata del pulsante di attacco: nel 1989 Dragon Ninja e R-Type avevano decisamente fatto scuola. Ciononostante, Willow non si limita a copiare il compitino: la barra da caricare è divisa in vari segmenti, ognuno corrispondente a una determinata magia (nel caso di Madmartigan la pressione continua genererà un fendente a medio raggio) e ogni potenziamento acquistato aggiunge sezioni extra: caricandola il giocatore esperto può fermarsi sul segmento desiderato con effetti differenti come piogge di fiamme, esplosioni radiali e la possibilità di paralizzare il tempo.
Sei livelli in tutto (con la possibilità di scegliere quale eroe impersonare nel quinto), ricchi di dettaglio grafico, 'sub-boss' e squisito autocitazionismo, come la discesa per il dirupo innevato che ricorda in più di un'occasione la corsa tra le mine nel secondo 'stage' di Strider. Nell'ultimo livello Willow e Madmartigan verranno utilizzati alternativamente prima dei rispettivi boss finali. Non sono moltissimi i tie-in cinematografici in sala giochi, ma il platform Capcom fa del suo meglio per rimanere fedele al materiale originale presentando eccellenti e riconoscibili sequenze come la fuga dalla locanda su un carro inseguito dalle truppe di Bavmorda o il duello tra Madmartigan e il Generale Kael.
E il suo lavoro Willow lo fa davvero bene, di certo in maniera migliore e più fedele di un Moonwalker a caso. Il sonoro non è male, con marcette differenti per ogni livello, non sempre ispirate all'azione su schermo ma comunque costantemente adeguate. A conti fatti l'unico neo è la difficoltà piuttosto alta: oltre al flusso incessante di nemici, Willow innervosisce il giocatore con alcuni espedienti piuttosto 'cheap' per innalzare la sfida come le sezioni in cui risulta imperativo conoscere in anticipo i pattern di attacco per evitare una morte prematura o l'impossibilità di scorgere cosa c'è effettivamente sotto i nostri piedi prima di affrontare un salto nell'ignoto. Alla luce di tutto ciò, è un peccato che Willow sia uno dei pochi titoli CPS-1 a non aver ricevuto nessuna conversione per i sistemi casalinghi assieme a Nemo e Carrier Airwing, per dirne un paio.
[Dan Hero]