Commodore 64
Myth: History in the Making
System 3 | Peter Baron
07 06 2016
Salamander è un gioco fortunato: a differenza di tanti altri sparatutto arcade, ha lasciato dietro di sé una serie di conversioni impeccabili. Altro che Nemesis, con la versione Spectrum nell'occhio del ciclone a causa di alcune schermate create ad-hoc dal grafico Stuart Ruecroft apparse in anteprima su Sinclair User, bellissime al limite dell'utopia e infatti ben diverse dalla modesta conversione finale a opera della Cyclone di Steve Lockley. No, Salamander era bellissimo su ogni piattaforma, dal NES al PC Engine passando per il sacrosanto C64.
Opera di un 'dream team' da paura in questo caso, con Peter Baron al codice, Bob Stevenson ai pennelli e l'audio nelle capaci mani di Mark Cooksey, artista del SID con all'attivo alcuni tra i più memorabili accompagnamenti della produzione ad otto bit per titoli come Ikari Warriors, Ghosts'n Goblins e Bombjack. Ma dopotutto quando una conversione di Imagine si prede la briga di replicare gli ideogrammi della schermata iniziale del coin-op, sai che hai davanti qualcosa di speciale.
La premiata ditta Baron/Stevenson tornò l'anno seguente sotto il prestigiosissimo vessillo System 3, una softco che stava qualitativamente al C64 come Cinemaware all'Amiga. Famosa principalmente per i suoi 'arcade adventure' isometrici come la trilogia The Last Ninja o Vendetta, aggiunse con Myth l'ennesimo capolavoro a un curriculum che era sinonimo di eccellenza.
Ai due si affiancò il leggendario Jeroen Tel dei Maniacs of Noise, l'uomo in grado di far parlare il SID come pochi, come testimonia l'intro dello stesso Myth o l'incredibile presentazione di Turbo Outrun. Myth è un'avventura arcade difficile da inquadrare in un genere preciso. Sebbene il primo caricamento, ambientato nella mitologia greca, manifesti prevalentemente un'anima da 'platform game', il livello finale è un velocissimo sparatutto a scorrimento orizzontale dove Baron e Stevenson tornano ai fasti di Salamander. Qui, in occasione dello scontro finale contro il malvagio dio Dameron, reo di aver interferito nella storia del mondo per piegarla al proprio volere, Jeroen Tel realizza la seconda colonna sonora del gioco per sottolineare e rendere palpabile l'epicità di uno scontro ai limiti del tempo e dello spazio. L'altra è quella che viene suonata nell'intro e nel finale del gioco; per tutto il resto dell'avventura l'orecchio del giocatore sarà deliziato da riuscitissimi effetti sonori, come l'eco dei passi nell'antro di Medusa.
Il viaggio del giovane eroe di Myth - un normale ragazzo con la passione per la mitologia, chiamato dagli dei a lottare contro le stesse creature che popolano la sua immaginazione - abbraccia il folklore greco, nordico ed egiziano con livelli molto diversi l'uno dall'altro. Una lotta su un vascello vichingo illuminato dai fulmini che squarciano il cielo notturno, corse tra i labirintici cunicoli di una piramide piena di trappole o un esercito di guerrieri greci inizialmente ostili, ma ben disposti a prostrarsi ai nostri piedi se saremo abbastanza scaltri da recuperare una reliquia nascosta: la varietà è il cuore di Myth, un'esperienza che unisce enigmi e combattimenti seguendo gli alti standard imposti da una System 3 particolarmente produttiva. Nello stesso anno ad esempio sarebbe uscito Tusker, un'avventura alla ricerca del mitologico cimitero degli elefanti con atmosfere à la Indiana Jones.
Come per tutte le avventure System 3, anche il manuale di Myth è degno di menzione per la sezione degli indizi. Era tradizione per la softco inserire sibillini consigli riguardo a enigmi e oggetti, celati dietro a frasi inizialmente incomprensibili. Per esempio: "Shield: Once you have brought the greeks to heel, their idols are brought crashing down to Earth" si riferisce al nascondiglio dello scudo, ottenibile abbattendo la statua di Achille dopo averla colpita al tallone. Ovviamente nella versione italiana si perdeva parecchio.
[Dan Hero]