Bisboch ha una grande forza: un passato vacuo, inutile
e decadente, che gli permette di vivere anche il presente,
e presumibilmente anche il futuro, in modo vacuo, inutile
e decadente. Ulteriormente provato dalla profonda consapevolezza
di tutto ciò, Bisboch vive in un limbo simile a una reverie
proustiana, ma con meno madeleine e molta più carne avariata nel
frigo, perché il tempo passa, Bisboch, e tu ancora qua con 'sti
retrogiochini del menga.
Arcade 8 bit
Up'n Down
Sega
10 12 2015
Quando Sega non frequentava ancora le teste calde e le testerosse di Out Run, già pittava nondimeno le proprie vetture di cremisi. Tre anni prima del celebre cabinato noto agli avventori delle sale dell'epoca semplicemente come "il gioco della Ferrari", SErvice GAmes già pensava a come innovare il genere automobilistico, oltre quell'orizzonte simulativo fortemente voluto da Namco col suo Pole Position (1982).
No: Sega pensava a ben altre strade di game design, in particolare quelle battute da Data East col suo Bump 'N' Jump (1982): macchine che si sfasciano a vicenda in un tripudio di irrealismo, amico da sempre delle migliori vibrazioni arcade.
Ecco dunque Up'n Down, che di Bump 'N' Jump conserva ben più della 'n' di congiunzione. Saltare sopra le macchine altrui per distruggerle, ad esempio.
MA! Non è tutto. Sega va oltre e mescola il racing game con il labirinto: raccogliete tutte le bandierine disposte sul circuito. E che buffo circuito, che scorre come uno sparatutto a scorrimento verticale, ma con un 'twist' nel design: la casa giapponese riutilizza infatti la visuale isometrica pseudo-3D già impiegata nel celeberrimo Zaxxon, declinandola a nuovi livelli di profondità, e inserendo cioè salite, discese, precipizi e scorci paesaggistici decisamente suggestivi per l'epoca.
Da bambini passavamo ore a cercare di riprodurre su carta quei giochi isometrici al limite dell'escheriano, senza peraltro ottenere mai risultati soddisfacenti (forse era colpa della palette limitata dei Carioca?).
Il sistema di controllo era tosto, vuoi per l'inesistenza di curve (solo svolte e raccordi a 90 gradi), vuoi perché ingranando la retro non era possibile saltare, vuoi perché un salto compiuto in discesa risentiva dell'accelerazione come se la vettura fosse stata ancora ancorata all'asfalto.
Eppure c'era qualcosa che spingeva a perseverare, forse il modello di guida 'sui generis' ma estremamente coerente, forse la grafica maggiolina e tutta matta, forse il mero 'brand name' Sega che all'epoca faceva faville.
Insomma, a più di trent'anni di distanza, sono pochi coloro che possono vantarsi di aver raggiunto il 'roll-over' dei livelli. O di aver beccato il cameo di Pengo, altro classico Sega. O di aver visto la prima versione di questo articolo sullo storico 'insert-coin.it', tanto tempo fa...
[Bisboch]