Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega CD
Yumemi Mystery Mansion
Sega
08 06 2015
Due bimbetti, fratello e sorella, vagano allegri attraverso i boschi, di notte. Dove siano quei deficienti dei loro genitori non è dato sapere. Fatto sta che, all'improvviso, la bambina scopre una radura con degli strani fiori sopra i quali svolazza una farfalla evidentemente di specie sconosciuta, data la meraviglia manifestata dai protagonisti. La bambina si mette ovviamente a correre nell'erba alta all'inseguimento del lepidottero (è figlia di deficienti) mentre il fratello arranca a distanza, fino a raggiungere un altro spiazzo. Solo che stavolta si ritrova di fronte a uno strano villone: una casa che, a pensarci bene, non aveva mai visto in quel bosco a lui caro. Ma, mettendo da parte imbarazzi e paure, il nostro piccolo eroe decide di continuare a cercare la sorella all'interno del sinistro edificio, come in fondo potrebbe accadere in qualsiasi film horror che si rispetti.
La premessa di Yumemi Mystery Mansion (uscito su Mega CD alla fine del 1993 in Giappone e nel 1994 in Occidente, con il nome di Mansion of Hidden Souls negli States) è quindi improbabile, come tradizione vuole, e come da tradizione la storia prende la forma di una ricerca all'interno di ambienti lugubri, in genere tendenti al vuoto ma eventualmente popolati da figure inquietanti e oggetti di una qualche utilità come diari, chiavi, mappe, candele. Sarà solo con la scoperta di questi 'item' e il conseguente accesso a nuove aree da esplorare che il nostro eroe potrà portare a termine la rapida operazione di salvataggio: forzatamente rapida perché la trasformazione della bambina in farfalla è imminente, con annessa perdita dell'anima. L'atmosfera parrebbe quindi tendere all'horror (la stessa villa ricorda quella del primo Resident Evil, anche se qui i semi-viventi sono farfalle e non zombie e, al contrario di quanto accade nel non identico remake per Saturn, più che fornire indicazioni utili rompono le palle) mentre il ritmo di gioco è placido e l'azione inesistente. Venduto in Giappone come un thriller da realtà virtuale - quella VR che in quegli anni veniva inseguita come una chimera - Yumemi Mystery Mansion in realtà non mette alcuna paura e non ha nulla di virtuale: è solo un gioco con visuale in soggettiva, in cui vediamo quello che succede (poco) attraverso gli occhi del personaggio principale.
La struttura grafica si basa su una serie di sequenze prerenderizzate in 3D, ben realizzate per i tempi e per la piattaforma, ma naturalmente non impeccabili dal punto di vista tecnico e non percorribili in piena libertà, mentre l'andamento ricorda quello delle avventure point-and-click o quello di titoli come Myst, anche se i comandi lasciano a desiderare e il girovagare tra le stanze risulta spesso senza frutti. Non tratterei però Yumemi Mystery Mansion così male come viene trattato ai nostri giorni: tutti i giochi di questo tipo sono orribilmente invecchiati, ma bisogna dire che ai tempi rappresentavano perlomeno un tentativo di creare qualcosa di diverso dal filone action. Qui gli enigmi non sono tutti banali, l'esplorazione non è sempre frustrante e il coinvolgimento iniziale è di una qualche portata. Certo, al tirare delle somme il gioco si rivela estremamente limitato sia nella sceneggiatura (curata per l'Occidente da Kent Russell: certo non il celebre regista) che nella durata vera e propria. In fondo le uniche virtù richieste al giocatore sono la curiosità e la pazienza: con una minima dose di tutte e due si può arrivare alla fine della storia, magari senza avere capito del tutto quello che è successo a voi, a vostra sorella e alle farfalle.
[NO1]