Un pivello inesperto ma con tanta voglia di fare, si
avvicina al retrogaming non per nostalgia, ma per bisogno
d'ossigeno, nel mare di produzioni mainstream sempre più
vuote, senz'anima e senza cervello. Ha venduto e spacciato
migliaia di giochi a milioni di nabbi, hardcore gamer e
trogloditi, ma il bisogno di mettere su carta, anzi, su schermo
le sue elucubrazioni e riflessioni sui quei giochini tanto amati
diventa ogni giorno più forte.
Sega Master System
Psycho Fox
Sega | Vic Tokai | Blushed Machiya | Cheeked Shotaro | Monkey Naochan | Big Nose Ohkawa | Professor Toshi | Dark Side Toshi | Peetan Yamaguchi
01 02 2015
Successore spirituale di Kid Kool, sempre della 'defunta' (videoludicamente parlando) Vic Tokai, Pyscho Fox - platform 2D per Master System - non ottenne mai il successo meritato. Nintendo aveva Mario e SEGA, nell'89, aveva occhi solo per Alex Kidd, l'unica nemesi (almeno fino all'arrivo di Sonic) in grado di contrastare lo strapotere del baffuto idraulico.
Eppure Psycho Fox era (ed è tuttora) un piacere da giocare e merita tutta la vostra attenzione. La grafica, per l'epoca, era un qualcosa di pazzesco, coloratissima e impreziosita da piacevoli cambi d'atmosfera da un mondo all'altro. La bellezza pixellosa trasudata da deserti, manti erbosi e scivolose lastre di ghiaccio veniva smorzata unicamente dalle sequenze 'indoor', con gli sfondi delle 'location' al chiuso totalmente neri.
Tra i suoi punti di forza spiccavano certamente l'ispiratissimo level design 'multistrato' e l'alternanza dei quattro protagonisti, totalmente affidata al giocatore: nonostante fosse la volpe del titolo a prendersi tutto il merito, l'onorevole animale poteva trasformarsi in altre tre bestie grazie a speciali talismani disseminati qua e là nel mondo di gioco.
C'era il possente ippopotamo, in grado di garantire l'accesso a nuove aree spaccando con un pugno delle pareti apparentemente indistruttibili; la tigre, veloce e scattante, e la scimmia, agile ed elastica, perfetta per raggiungere con un balzo piattaforme irraggiungibili per i 'colleghi'. Piuttosto che focalizzarsi su muri invisibili o porte segrete, il team preferì suddividere i livelli in 'fasce' multiple, quasi a voler invitare il giocatore ad avventurarsi più volte e a scegliere strade differenti nei 'playthrough' successivi, optando magari per la via dell'ippopotamo nella prima tornata e per un balzo fino al cielo nella successiva grazie alla scimmia, andando di volta in volta a scovare nuovi e succosi oggetti.
Questi, nascosti all'interno di uova, spaziavano dai succitati talismani necessari per la trasformazione a una speciale pozione che garantiva l'invincibilità per qualche secondo, fino alla bambola rituale che attirava a sé e polverizzava tutti i nemici presenti sullo schermo, senza poi dimenticare dei sacchetti di denaro con i quali era possibile scommettere tra un quadro e l'altro. Prima di iniziare il livello successivo veniva infatti offerta l'opportunità di puntare su uno tra cinque labirintici percorsi, i quali conducevano a uno '1-up', a uno degli utili oggetti o a un bel nulla di fatto: una trovata tanto frustrante (solo il fato o un'ottima memoria potevano aiutare a ottenere il 'power-up' desiderato) quanto stimolante, in quanto spingeva il giocatore a ripercorrere ogni livello alla ricerca di ogni possibile sacchetto.
Non mancavano poi tanti agguerriti nemici, scagnozzi del dio malvagio Madfox Daimyojin da sconfiggere a suon di pugni o saltando su di essi (le uniche azioni a disposizione di Fox e dei suoi amici). Forse, però, è proprio la trama estremamente scarna ed esposta senza troppi convenevoli, né sequenze introduttive o dialoghi, a rendere meno intrigante o memorabile il titolo, complice anche il ripetersi delle melodie della colonna sonora (godibili, ma riproposte fino allo sfinimento) o degli stessi boss, comunque divertenti da massacrare (almeno la prima volta). L'estrema e appagante difficoltà (con salti da calcolare al millimetro), le centinaia di nemici, la possibilità di cambiare protagonista in qualsiasi momento e il comparto grafico, in compenso, lo resero e lo rendono tuttora una vera gemma ingiustamente dimenticata.
[Kaltmond]