Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Sunset Riders
Konami | Kouji Toyohara | Katsuyoshi Endoh
27 09 2014
Diversamente da quanto succede con la Seconda Guerra Mondiale (o il dopoguerra apocalittico della prossima), il Far West sembra essere un interessante ma poco utilizzato terreno di spunto per i videogiochi. Ancora oggi è difficile ricordarsi qualcosa di significativo, in questo senso, a parte sporadici tentativi come il vecchio Gun per le macchine di sesta generazione e il più recente Red Dead Redemption, e la situazione era ancora peggiore una ventina di anni fa, quando console e computer non avevano nemmeno le potenzialità tecniche per realizzare strutture alternative agli 'shooter' classici.
Perché, ai tempi, quando si trattava di West si finiva naturalmente per ricorrere ai più ovvi degli sparatutto, magari impostati sull'utilizzo di periferiche extra come le improbabili pistole per Mega Drive e Super NES, o più spesso accoppiati col tradizionale scorrimento di scenari da sinistra a destra, con i soliti fuorilegge, indiani, treni in corsa, accampamenti e cittadine minerarie polverose. Cosa che si verifica senza tanti voli pindarici anche in questo Sunset Riders, già coin-op 'made in Konami' di un qualche successo e particolarmente popolare presso le nostre sale giochi negli anni novanta. Il motivo occorreva cercarlo nella sua diffusione capillare, nella facilità d'uso e nella brillante realizzazione tecnica, anche se in uno stile cartoon piuttosto semplice, per non parlare del fascino di un tema quasi mai recuperato, appunto. La versione per Mega Drive non poteva certo replicare in pieno l'impostazione grafica del coin-op, anche per i tempi stretti concessi a un team di programmazione assemblato al volo, ma era lo stesso importante perché rappresentava uno dei principali casi di collaborazione tra Sega e Konami, subito dopo la rottura del contratto di esclusività detenuto da Nintendo.
I possessori di Mega Drive aspettavano questo momento da tempo (come aspettavano, allo stesso modo, lo sbarco dei leggendari 'beater' Capcom sul 16 bit Sega): Konami era infatti una casa all'apice del successo commerciale, con per di più la tendenza a sfornare anche titoli di seconda fascia di ottima qualità. Ma, nonostante gli auspici, occorre dire che alla prova dei fatti questa conversione non si può certo definire senza difetti. A parte un audio che, come spesso succede col Mega Drive, si rivela lontano parente di quello originale, grafica e animazioni restano su livelli che appaiono sconcertanti agli occhi di un giocatore moderno, contrariamente a quanto può succedere con la parallela versione Super Nintendo, sempre del 1993. Gli sprite si assomigliano tutti e si muovono tutti come piccoli automi, con qualche incertezza saltuaria per di più, mentre dettaglio e profondità dei fondali sono chimere che non si prova nemmeno a raggiungere. Ci sarebbe pure da discutere sul gameplay, che punta senza originalità alcuna al modello Contra-con-speroni, non fosse che questa era proprio la natura dei coin-op di allora e che i programmatori hanno perlomeno pensato bene di inserire un ottimo '2-player mode', particolarmente divertente nella variante duello. Certo che con soli tre gradi di difficoltà e una manciata di livelli più bonus (anche se allungati rispetto al coin-op e suddivisi in 'stage' multipli) non c'è poi molto con cui divertirsi. Sarà però per la bella presentazione, o per l'argomento o per l'immediatezza: Sunset Riders resta un simpatico reperto archeologico a cui concedere ancora un po' del proprio tempo, divertendosi senza tante storie o elucubrazioni.
[NO1]