Dopo aver fondato A.Rea. 21 insieme a NO1 e
LH3CT, Shrapnel ha svolto il lavoro di mantenimento
del sito fino alla chiusura dello stesso e ne ha poi
curato la riapertura. Ha scritto su Super Console, Mega
Console, Videogiochi e PSM, ha gestito per due anni e
mezzo un negozio di videogiochi e ha lavorato come
game designer e sceneggiatore su uno sparatutto per PC
intitolato Steel Saviour. Ha inoltre scritto per un paio
di riviste cartacee dedicate agli utenti iOS e macOS.
Sega Mega Drive
Marble Madness
Electronic Arts | Atari | Michael Schwartz
06 10 2005
Nato al bar, perfezionato (perlomeno sotto un certo punto di vista) su Amiga e infine portato con tanta buona volontà sul Mega Drive: questa potrebbe essere, in sintesi, la storia di Marble Madness, simbolo indiscusso di quella impareggiabile genialità che caratterizzava le produzioni da sala marchiate Atari negli anni 80. Ma andiamo per gradi, come del resto si conviene. La meccanica alla base di Marble Madness, tanto per cominciare dal principio, è decisamente semplice: si tratta di guidare una biglia attraverso i tortuosi livelli concepiti dai designer, evitando di andare a incocciare nei disgraziatissimi mostri e tentando di non tuffarsi in uno dei numerosi baratri senza fondo di cui ogni quadro è zeppo sino all'orlo. La particolarità più evidente del coin-op originale era il controllo tramite trackball, che si adattava alla perfezione allo stile di gioco proposto. Ancora oltre si spinse poi la conversione per Amiga, che per la prima volta mostrò quanto potesse risultare proficuo l'uso del mouse in alcune tipologie di videogioco. Marble Madness, in effetti, diede una notevole spinta all'ammiraglia a 16 bit di casa Commodore, soprattutto per via della conversione praticamente perfetta e dell'originalità del concept e dell'impianto di gioco.
Quando, qualche tempo dopo, Marble Madness venne finalmente portato anche sul Mega Drive, la conversione si rivelò particolarmente fedele all'originale dal punto di vista audiovisivo, ma non altrettanto da quello del gameplay. Questo perché i designer dovettero inevitabilmente scontrarsi con l'inadeguatezza del controllo via joypad: il controller digitale del 16 bit Sega non era infatti in grado di fornire la sensibilità e la precisione dei dispositivi analogici precedentemente utilizzati e fu così che si dovette scendere a qualche compromesso. Il risultato fu in verità migliore di quanto ci si potesse aspettare, ma i veterani del coin-op e della versione Amiga non poterono fare a meno di notare una certa differenza a livello di feeling.
Ciononostante, Marble Madness per Mega Drive conserva tuttora le migliori caratteristiche del gioco Atari, ovvero un'estrema semplicità, una grande immediatezza e una corposa dose di originalità. Il concept ha accusato in modo sorprendentemente ridotto il passare degli anni e se è vero che in un'epoca dominata dai poligoni può sembrare anacronistico giocare con un titolo così spartano, è anche vero che l'abito non fa il monaco, soprattutto nel mondo dei videogiochi.
[Shrapnel]