Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
PGA Tour Golf II
Electronic Arts | Polygames
29 09 2005
Campione quasi assoluto tra i giochi che permettono partite rapide e da riprendere a volontà, PGA Tour Golf (Electronic Arts, via Sterling Silver Software/Polygames, con produzione e design di Lee Actor e Dennis Koble) ha avuto dalla sua parte, per molte riedizioni e prima del suo recente cambiamento radicale, un gameplay liscio come un culetto di bebè (probabilmente l'unico videogioco apprezzato in pieno anche dai vostri genitori).
Lanciato in origine, contrariamente agli altri gioielli della corona EA Sports (Madden, EA Hockey, FIFA), prima su PC e poi su Megadrive, PGA Tour Golf poteva contare, in particolare sulla console Sega, su un controllo praticamente perfetto per semplicità e precisione, e inoltre, nella sua seconda versione qui considerata, anche su un affinamento generale che lo portava dritto nella lista delle simulazioni sportive meglio riuscite e più realistiche (collocazione che, fatte le debite proporzioni temporali, mantiene ancora oggi).
In pratica tutti gli aspetti del nobile sport golfistico vengono puntigliosamente riprodotti in PGA Tour Golf II, per di più con il vantaggio della immediatezza tipica dei tempi dei 16 bit. Così, una volta tanto, calcolare forza e tipo dei colpi, ricorrere all'effetto, considerare l'influenza del terreno e del vento, scegliere tra legni e ferri non comporta complicazioni inutili, come non comporta complicazione alcuna la navigazione all'interno dei vari menu in stile Windows. Il gioco, esemplare anche dal punto di vista del multiplayer (le sfide a quattro sono facilmente organizzabili, anche con un solo joypad), appare invece oggi abbastanza elementare dal punto di vista grafico (a causa della piattezza dei paesaggi, ancora realizzati in bitmap e privi quindi di dislivelli), anche se gradevole nella sua stilizzazione estrema. Da considerare anche la brillantezza della colonna sonora che, grazie alle musiche del celebre Rob Hubbard (all'altezza della sua fama) e a pochi ma puntuali effetti, riesce a ricreare in pieno un'atmosfera da torneo PGA.
Tenendo poi conto che la memoria del cartuccione EA non superava gli 8 megabit (ed era quindi probabilmente inferiore allo spazio occupato dalla suoneria del vostro cellulare), la quota di varianti di gioco disponibili appare oggi miracolosa (10 tra i giocatori professionisti allora più famosi, 7 eccellenti percorsi da 18 buche, diversi tipi di competizione e training, una intera gamma di inquadrature per controllare da ogni angolazione fairway e green), il che porta il comunque già ottimo PGA Tour Golf II ad essere il migliore esemplare del suo albero genealogico (se non altro come giocabilità), molto prima dell'avvento di Tiger Woods.
[NO1]