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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Fatal Rewind
Electronic Arts | Psygnosis | Raising Hell | Martyn R. Chudley
18 05 2014

Un altro gioco che già dalle note di copertina punta a simulare un reality show di sopravvivenza del futuro e che per di più si presenta, sempre nelle foto di copertina, con immagini così confuse da non riuscire nemmeno a capire quale è lo sprite del protagonista: non sembra la premessa per un gran successo. Fatto sta, però, che Fatal Rewind (Mega Drive, 1991, distribuzione Electronic Arts) era una produzione Psygnosis, di quando la Psygnosis era la software house più figa in terra di Albione, ed è talmente vecchio (lancio su floppy disk per Amiga addirittura nel 1990, sotto il nome di The Killing Game Show) da sottrarlo a molti sospetti di plagio. Se mai, invece, antesignano di altri giochi e di cose analoghe come gli Hunger Games di oggidì. Il titolo originale è quindi molto più centrato (il Fatal Rewind della conversione si riferisce alla possibilità di riprendere la partita dal punto di decesso, rivedendo le proprie imprese in una specie di replay filmato). Qui si descrive infatti uno show televisivo del XXI secolo in cui dei disgraziati, ovviamente non volontari ma sottratti alla patria galera o alla pena capitale, si danno da fare per evadere da alcuni dungeon realizzati appositamente, organizzati in piattaforme e per di più pieni di telecamere, ma anche di un acido corrosivo (oppure di lava o chissà che) in progressivo innalzamento dal fondo. Premio finale: salvarsi la vita e tornare in libertà.

Questi dungeon, inquadrati di lato come in un qualsiasi platform dei tempi andati, sono peraltro frequentati da forme ostili di vita artificiale, che fanno di tutto per ostacolare un eventuale 'happy ending'. In realtà, comunque, di veramente naturale in questi silos/studios c'è veramente poco. I poveri concorrenti, difatti, sono ormai molto più vicini a un RoboCop qualsiasi che ad altro: modificati chirurgicamente e inseriti in un agilissimo corpo metallico da 'mechwarrior', di umano conservano gli organi interni e poco altro, il che forse è un bene dato il tipo di ostacoli a cui vanno incontro, ma certo non sarà poi utile al recupero di una vita sociale in caso di sopravvivenza. La conversione da Amiga, a opera degli stessi programmatori (team Raising Hell con in testa l'ideatore Martyn R. Chudley), è buona, nel senso che è ancora più veloce, non presenta rallentamenti improvvisi e risponde bene ai comandi, ma è graficamente spoglia, con effetti (visivi e non) azzerati, minore definizione e sprite piccoli, anche se bene animati. Il gameplay è frenetico, più vicino a uno sparatutto in stile R-Type che a un platform, ma oltre a basare le fortune dei giocatori sulla loro capacità di memorizzazione è anche arricchito da una serie di varianti sotto forma di bonus e di chiavi da rintracciare, in modo da condire in qualche modo l'ispirazione di base che altrimenti punterebbe direttamente verso l'azione e amen. Le residue dodici prove (due manche per ognuna delle sei ambientazioni) offrono poi una sfida più che sufficiente, anche se di portata ridotta rispetto a quella originale a causa della scarsa memoria della cartuccia per Mega Drive. Il tutto dovrebbe far contenti i fan dei platform e ancora di più quelli degli shooter o del quasi contemporaneo Smash TV.

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