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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
LHX: Attack Chopper
Electronic Arts | Chris Ebert | Brent Iverson | Paul Grace
24 03 2014

Non il miglior gioco Electronic Arts dedicato agli elicotteri da combattimento (sul Mega Drive il titolo spetta a Desert Strike) e nemmeno la miglior simulazione di volo 3D della stessa EA, data la presenza sulla console Sega di un caposaldo come F-22 Interceptor, LHX: Attack Chopper (1992) trova invece una sua ragione di essere nell'esaltazione dei temi strategici, presentandosi come un qualcosa di indirizzato più ai giocatori riflessivi che ai fan dell'azione.

Sfruttando il motore grafico a poligoni che sarà più volte ripreso da EA nei 'flight simulator' a 16 bit, LHX anticipava anche la struttura delle missioni dei suoi successori, affidandosi a uno schema base che vede l'eliminazione progressiva di bersagli militari sensibili, rintracciati mediante mappa annessa, come quella di tutti i mezzi avversari schierati sul terreno. La missione tipo suona quindi così: briefing descrittivo, studio della mappa, eliminazione di contraerea e quant'altro ci possa ostacolare, avvicinamento agli obiettivi, svolgimento di azioni di scorta e difesa o recupero di agenti, lancio di materiali di soccorso oppure semplice attacco diretto e distruzione di apparecchiature o installazioni pericolose. Gli elementi di scena, piuttosto sparsi, sono qui rappresentati mediante una scarna grafica poligonale e come tali non possono che risultare sconcertanti agli occhi di un giocatore moderno, ma questo era quanto i processori potevano fare ai tempi, e non solo quelli del Mega Drive. LHX derivava infatti direttamente dal gioco omonimo per PC e rispetto a questo concedeva solo una definizione minore e una fluidità relativamente compromessa. L'altra differenza, legata alla complessità dei comandi, era difficilmente eliminabile, data la differenza tra una tastiera per PC e un semplice joypad a tre tasti: le contorsioni sono assicurate, alcune varianti risultano inutili, ma perlomeno movimento del chopper e puntamento dei bersagli risultano verosimili.

La carenza di fluidità, anche rispetto al quasi contemporaneo (1991) e quasi gemello F-22 Interceptor, deriva poi, come è ovvio che sia, dalla diversa velocità di spostamento del mezzo simulato. Lo scorrimento dei fondali, nel caso di un cacciabombardiere F-22, viene infatti reso più regolare proprio dalla sua velocità, tanto più che i bersagli si trovano più spesso in aria che a terra e i panorami assumono così un ruolo secondario, visivamente e strategicamente parlando. Qui invece il ritmo è più lento, quasi si trattasse di un gioco della serie Strike modificato in 3D, e se questo può portare a una gestione più articolata del gameplay non può però non mettere in luce qualsiasi incertezza a carico del frame rate, che evidenzia infatti qualche scatto di troppo. Ricordando che questo sarebbe stato un problema comune a tutti i tentativi in 3D su tutte le console a 16 bit, bisogna però concedere a LHX: Attack Chopper i non pochi altri meriti che ha.

Le trenta missioni tra Europa, Medio Oriente e Sud Est Asiatico, diversificate anche sulla base delle condizioni ambientali e meteo, sono ben disegnate e richiedono una quota crescente di ragionamento. Il tentativo di riprodurre realisticamente quanto può avvenire in missioni militari del genere alla fine andava al di là della possibilità tecnica dei mezzi del tempo, come in fondo risultava pure limitata la gestione di un '2-player mode' solo velleitario, ma bisogna riconoscere che una certa atmosfera viene preservata per tutta la durata del gioco. Calcolare le riserve di munizioni, il carburante residuo, i danni subiti e le distanze, impegnandosi a esaminare i molti dati che compaiono sul cockpit, mentre nel frattempo si cerca - dato di certo non secondario - di portare a casa la pellaccia, non è cosa da poco. Il gioco, così come assemblato dal classico team Electronic Arts capitanato da Chris Ebert, Paul Grace e Brent Iverson, ha in realtà un tono che va dal facile all'esasperante, a seconda del livello di difficoltà scelto e, in misura minore, del chopper selezionato, ma mantiene comunque quello strano fascino tipico delle produzioni EA dei primi anni novanta. Ancora raccomandabile, insomma, alla faccia di una grafica che dimostra tutti gli anni che ha e di tutti i distinguo segnalati.

[NO1]


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