Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
Indiana Jones' Greatest Adventures
JVC | Lucas | Factor 5
26 01 2014
Indiana Jones' Greatest Adventures (LucasArts, 1994; a cura di Factor 5, già produttori della serie Turrican) poteva essere l'occasione buona per portare i platform a 16 bit a un livello finalmente adulto. Un personaggio con un retroterra secondo a nessuno, tutti gli sviluppi di trama che si potevano desiderare, con i tre film di Indy già entrati nella storia del cinema e qui debitamente ricostruiti, per non parlare delle decine di spunti da recuperare e inserire nel gameplay (inseguimenti, trappole, siti archeologici da esplorare, nazisti, serpenti, mummie, duelli tra aeroplani, templi, passaggi segreti, sotterranei, miniere, reperti misteriosi e scene apocalittiche). Invece, di tutto questo, si è voluto ripescare solo la parte superficiale, come al solito si faceva in queste derivazioni da blockbuster, per un platform banale che mostra qualche limite di struttura già nelle prime fasi e che poi, lungo un viaggio che toccherà le location più famose della trilogia, dal Perù al Nepal all'Egitto e da Shanghai all'India a Venezia, non mancherà di proporre pure fasi di inutile frustrazione e di una qualche noia.
Il motore di gioco, evidentemente derivato da quello della serie Super Star Wars, ne replica i pro ma soprattutto i contro, puntando a una precisione 'pinpoint' che ne aveva afflitto alcuni episodi. Ottima presentazione, con schermate di introduzione digitalizzate, grafica dettagliata, qualche effetto visivo inedito, belle animazioni, un audio che riproduce al meglio consentito dal Super NES le musiche di John Williams. Indy è poi in grado di effettuare tutta una gamma di movimenti, colpo di frusta incluso, che vanno al di là dei soliti salti e che si rendono necessari per superare i tanti ostacoli disseminati lungo la strada. Il che dà già di per sé l'idea di una certa varietà del gameplay, fatto ulteriormente confortato dalla presenza di sequenze in Mode 7, tra discese su pendii innevati, fughe su carrelli da miniera e duelli aerei, tutte realizzate in uno pseudo-3D che ai tempi era un lusso e che faceva davvero la differenza. Ma l'atmosfera avventurosa latita, nonostante i bei faccioni di Harrison Ford e di Sean Connery che saltano fuori di continuo, come latita pure il coinvolgimento, tra qualche indecisione fatale dei comandi, qualche colpo impossibile da evitare e una certa tendenza a procurare morti un po' troppo gratuite al nostro archeologo. Esiste un sistema di salvataggio a password, più lineare del solito, ma la difficoltà resta quella che è, alla faccia dei tre gradi tra cui scegliere. Alla fine i ventotto livelli si portano a termine, bene o male, ma il retrogusto risulta un po' amaro. Come se, messe da parte le riproduzioni fedeli dei logo cinematografici, le introduzioni descrittive e il bel contorno, vi siate ritrovati a giocare uno qualsiasi dei mille platform presenti sulle vecchie console. E Indiana Jones non merita questo trattamento.
[NO1]