Atari 800
Necromancer
Synapse | Bill Williams
16 11 2013
Bill Williams è sempre stato uno sviluppatore atipico, tanto da arrivare a essere definito lo Stanley Kubrick dei videogame. Ha conseguito una laurea in teologia, scritto un saggio in materia e realizzato diversi giochi piuttosto bizzarri, prima di lasciarci nel 1998 a causa della fibrosi cistica, ma il suo esperimento più significativo e peculiare è probabilmente questo Necromancer. E lo è sotto tutti i punti di vista, non ultimo quello della presentazione.
I titoli inusuali impiegano spesso interfacce utente e stili visivi di stampo dichiaratamente minimalista, ma non è questo il caso di Necromancer. Tutt'altro: il gioco di Williams, uscito nel remoto 1982, può vantare una grafica paragonabile a quella dei titoli da bar dell'epoca, con i quali condivide anche la reattività dei controlli. A stagliarsi contro i fondali neri scelti da Williams sono sprite colorati e animati con cura, nonché solitamente presenti in gran numero sullo schermo, mentre gli elementi che costituiscono i livelli brillano per la felice scelta delle tinte e per la gradevole definizione. Tutto questo potrebbe far pensare a un gioco d'azione, ma Necromancer non lo è: possiede un ritmo frenetico e un livello di difficoltà considerevole, ma non potrebbe esser più lontano da un semplice arcade.
Il negromante del titolo ha sottomesso un intero regno ricorrendo alle forze del male e spetta al mago Illuminar riportare l'ordine nella sua terra. Il primo livello vede quindi l'eroico druido impegnato a piantare alberi con cui costruire un esercito: il protagonista è fermo al centro dello schermo, mentre se ne controlla l'essenza magica (che ha la forma di un cursore) e la si sposta lungo il terreno di gioco, premendo il pulsante di fuoco per posizionare gli alberi. Questi ultimi, nelle fasi iniziali della crescita, sono vulnerabili agli attacchi di tutti i mostri inviati dal negromante allo scopo di fermare Illuminar; una volta giunti a maturazione, però, possono respingere i nemici di livello inferiore, diventando in parte autosufficienti. Illuminar, a ogni modo, può difendere i suoi pupilli vegetali tramite lo stesso cursore citato poc'anzi, che ha il potere di eliminare gli avversari al solo tocco.
Nel secondo livello lo stile di gioco cambia totalmente. Bisogna infatti scendere lungo una serie di segrete per raggiungere il negromante, ma l'inquadratura ricorda un gioco di piattaforme e ai mostri in movimento si aggiungono delle mani che calano dall'alto per schiacciare Illuminar. In questo caso il mago è in grado di muoversi: i suoi spostamenti vanno comandati tramite lo stesso cursore visto nel primo livello, con il quale bisogna anche toccare gli alberi che formano l'esercito di Illuminar per poi portarli a contatto con le larve sparse in giro per lo schermo. Tali larve, se lasciate libere, generano ragni capaci di uccidere Illuminar, che può come sempre difendersi toccandoli con il solito cursore.
Lo scontro con il negromante, infine, è una miscela dei primi due livelli; bisogna distruggere le pietre tombali sulle quali il malvagio stregone può materializzarsi, guardandosi nel frattempo dagli assalti dei ragni che obbediscono ai comandi del signore della magia nera ed evitando le sue bordate infuocate. È degno di nota, tra le altre cose, il fatto che gli aracnidi risparmiati nella seconda sezione tornino a farsi vivi nella terza, facendo regolarmente passare un brutto quarto d'ora ai giocatori più incauti (spesso rei di aver attraversato troppo velocemente le segrete senza liberarsi del maggior numero possibile di larve). Un dettaglio che ribadisce il talento di Williams, ancor oggi cristallino e innegabile: Necromancer, del resto, è un gioco oscuro e contorto, ma è impossibile non riconoscerne il fascino.
[Nyabot]