Sega Mega Drive
Fatal Fury: King Of Fighters
Takara
27 12 2013
South Town è un bel posto da visitare, ma non è proprio il caso di viverci. Anzi, mi correggo. Non è nemmeno un bel posto da visitare. Infatti è il più schifoso crogiolo di corruzione, violenza e malavita esistente in Videogamesland. Ed è tutta colpa di Geese Howard, il perfido re della mala della città. Una cosa che Geese non ha considerato, comunque, è che quando si fa fuori un maestro di arti marziali, come gli era capitato anni prima, prima o poi succede che i suoi figli si ripresentano per chiudere il conto. Ora quel tempo è arrivato e i due figli di cui sopra - Terry e Andy Bogard, aiutati dall'amico Joe Higashi - sono sul punto di partecipare al torneo illegale di combattimento di South Town, con l'unico scopo di entrare in contatto col nostro boss e di fargliela pagare. Non fosse che tra il dire e il fare c'è interposta una pattuglia di lottatori da strada da eliminare, uno alla volta, lungo una serie di scontri diretti.
Le gesta di questo trio di eroi vengono descritte in uno dei primi successi SNK, quel Fatal Fury: King Of Fighters che darà poi vita a una serie di beat'em up di grande riscontro dentro e fuori dalle sale giochi. Il successo di Fatal Fury viene testimoniato anche dal numero delle conversioni realizzate nei primi anni novanta: questa per Mega Drive, in particolare, risulta sorprendentemente valida, non troppo distante dall'originale per Neo Geo e ben al di sopra di quella per Super Nintendo. I due fratelli karateki (più l'amico Joe, esperto nell'arte del Muay Thai) si muovono qui con grande disinvoltura. Saltellano fluidamente attraverso i vari stage di South Town e rispondono prontamente ai comandi, al fine di annientare i malviventi che si oppongono alla loro vendetta (pochini nello Story Mode, ma almeno nel Versus e nel '2-player Mode' si può scegliere il proprio protagonista tra tutti quelli disponibili). Le loro movenze ricalcano un po' quelle dei combattenti di Street Fighter II, i loro tratti ricordano tutti i personaggi dei beater allora in voga, ma a parte questo e a parte la struttura del torneo, non ci sono poi veri punti di contatto tra questo primo Fatal Fury e il classico Capcom, molto più articolato in termini di mosse, contromosse, varianti e combinazioni conseguenti.
Anche perché i programmatori Takara, obbligati a contenere la quota di megabit impegnati nella conversione, non potevano non tagliare alcuni aspetti del coin-op che ne elevavano il tono, come i tanti frame di animazione, un paio di personaggi e scenari suppletivi e soprattutto la presenza di combattimenti due contro uno. Compromesso doloroso, ma che ha permesso di mantenere intatti gli altri tratti del gioco originale, presentazione, quadro opzioni e gameplay inclusi. Il quale, come in sala giochi, rimane comunque liscio come l'acqua e purtroppo altrettanto inconsistente. Insomma: se non siete esperti di beater e non volete esserlo, ma aspirate solo a passare un'oretta spensierata, questo è uno dei casi in cui potrete lo stesso arrivare fino in fondo, con vostra grande sorpresa e soddisfazione. Soddisfazione che non dovrebbe invece riguardare quelli che in un beater cercano sfide al limite dell'impossibile e profondità strategica: in un gioco come questo il più è affidato ai riflessi e a una coordinazione vista/mano fulminea. Lo spettacolo, a vederlo dall'esterno, è simile a quello dei migliori picchiaduro, con grande velocità, grafica superiore agli standard, varietà di mosse, piani di gioco differenziati, animazioni comunque fluide e qualche tocco di classe come i fondali con diversa ambientazione giorno-sera-notte a seconda della sequenza degli incontri. A giocarlo, invece, la musica è diversa. Proprio per questo il successo Fatal Fury è rimasto relegato all'interno di una cerchia di fan, sempre più convinti della loro fedeltà man mano che la serie progrediva e colmava il gap con i concorrenti diretti. Tutti gli altri giocatori, come si sa, sono andati in altra direzione.
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