Sega Mega Drive
Cyborg Justice
Sega | Novotrade
20 10 2013
In caso di viaggio spaziale la cosa peggiore che può capitare è incappare in una cintura di asteroidi. Ma questo è proprio quello che succede in Cyborg Justice e la cosa prende una piega pure peggiore quando la vostra astronave va a cadere su un pianeta abitato da cyborg, con l'aggravante di andare a colpire proprio una delle loro costruzioni. La conseguenze sono funeste: i robot, evidentemente incazzati, non cercano di salvarvi ma impiantano invece il vostro bel cervello dentro il cranio di un androide, un po' come in Robocop insomma. Ma (ancora?), mentre provano a cancellare quello che resta della vostra memoria, una qualche parte della mente si blocca e provoca il malfunzionamento della componente cibernetica. Insomma: adesso, Unità 127, è arrivato il momento della ribellione e della vendetta. E quale vendetta migliore della fuga e della distruzione dei disumani aguzzini, magari fatti a pezzi e riportati allo stato di ferraglia di scarto, in una progressione di scontri in stile Final Fight o, in alternativa, in un classico torneo a base di duelli.
Al di là di un preambolo assolutamente folle, Cyborg Justice sembrerebbe quindi uno dei tanti beater che affollavano la scena ludica, in particolare quella arcade o quella delle console, nei primi anni novanta. Non fosse che, invece, proprio la base narrativa fornisce la giustificazione per un allontanamento dai soliti modelli di gameplay. Come un Dr. Frankenstein particolarmente abile in campo biomeccanico, vi potrete infatti dedicare all'assemblaggio dell'androide protagonista in quasi totale libertà: basta andare nella sezione dedicata alle parti cibernetiche per scegliere fra numerosi torsi, braccia e gambe artificiali dalle differenti funzioni (resistenza, capacità di salto, armi annesse), con una logica diversificazione per i duecento e passa cyborg che si possono ottenere con le varie combinazioni. Se a questo aggiungiamo la possibilità di appropriarsi di nuove parti dopo la distruzione degli avversari, a seconda della bisogna, e una varietà di movimenti, attacchi e comandi non facilmente riscontrabile nei beater di quei tempi, si può capire il successo, almeno di critica, riscontrato ai tempi da un gioco visivamente così impresentabile. Perché Cyborg Justice, nonostante i suoi pregi, non è davvero una goduria per gli occhi: sono soprattutto i fondali, dedicati peraltro alla riproduzione di un pianeta desolato, a lasciare sconcertati per gli accostamenti cromatici e la povertà dei dettagli.
Gli stessi sprite dei personaggi non brillano certo per estetica pura, ma hanno perlomeno il merito di godere di una delle migliori animazioni viste sul Mega Drive: i robot si muovono infatti con una fluidità paragonabile a quella di Ballz, altro picchiaduro per Mega Drive che rinunciava al dettaglio per puntare sulla verosimiglianza dei movimenti, con risultati simili a quelli dei giochi a poligoni 3D che cominciavano a popolare le sale giochi. Ma non è la sola raffinatezza visiva del gioco: a parte un buon effetto di parallasse per lo scorrimento dei fondali, i personaggi si possono infatti anche muovere avanti e indietro lungo lo scenario (anche se l'effetto di ingrandimento e restringimento degli sprite lascia a desiderare). A pensarci bene il risultato finale, per argomento, minimalismo scenografico e profondità del gameplay, ricorda in parte un altro gioco di nicchia relegato nel dimenticatoio, quel Virtual On dedicato a una console Sega altrettanto negletta come il Saturn. Il che, forse, non è un gran complimento o non lo è dal punto di vista strettamente commerciale. A parte il mercato giapponese, da sempre affezionato a qualunque cosa possa riguardare i cyborg, i due bizzarri giochi hanno infatti raccolto poco o niente come incassi. Brutto colpo in particolare per i coraggiosi programmatori Novotrade, reduci dal successo mondiale di Ecco, gioco anche lui abbastanza anticonvenzionale. D'altro canto, a distanza di tanti anni, l'osticità di Cyborg Justice appare ancora più evidente. Non facile per gli occhi, dotato di ottimi effetti sonori ma aggravato da una terribile colonna sonora tecno, parecchio lungo, vagamente mono-tono come paesaggi (anche a causa del suo schema reiterato di tre livelli più scontro finale col boss di turno), il beater Novotrade è pure un biscottino duro da masticare, proprio per l'abilità richiesta al giocatore (anche nella modalità per 2 giocatori: i vari gradi di difficoltà aiutano in questo senso, ma di certo non aiutano i soli tre-tasti-tre del joypad Mega Drive). Il discorso ovviamente non vale per i fan dei picchiaduro a scorrimento, per quelli dei cyborg e per chiunque sia più interessato a un gameplay di spessore che allo spettacolo in senso stretto, secondo un ritornello che riguarderà poi sempre più spesso i titoli dedicati alle console Sega.
[NO1]