Sega Mega CD
Mad Dog McCree
American Laser Games
29 09 2013
Parlare di laser game significa parlare di qualcosa talmente distante nel tempo da necessitare di una spiegazione, almeno per chi appartiene alla generazione del videogioco su tablet e annessi. I laser game giravano difatti su un apparecchio che appartiene a sua volta alla notte dei tempi, un'era in cui ancora non si parlava nemmeno di compact disc. Quattro anni prima del lancio dei dischi compatti made in Sony/Phlips, la stessa Philips in associazione con MCA si decise a immettere sul mercato americano una tecnologia basata sul laser e su dischi molto simili, come dimensioni, ai vecchi long playing. Era il 1978 e, nonostante tutte le meraviglie del nuovo mezzo, il mercato non si dimostrò pronto ad affrontare uno stravolgimento di tale portata (soprattutto come prezzo al dettaglio). Fatto sta che, cassata la destinazione musicale, i nuovi dischi furono essenzialmente destinati a un uso alternativo alle cassette VHS e, in parte e in un secondo momento, alla gestione di un genere ancora in fase pionieristica: i videogiochi. E qui la nuova tecnologia poteva davvero fare meraviglie. A fronte dei videogiochi di quei lontani tempi, i laser disc permettevano la realizzazione di una grafica anni luce più avanzata, esteticamente all'altezza di quella di un cartoon o di un film. I giocatori non credevano ai propri occhi: basta ricordarsi l'effetto provocato da Dragon's Lair, primo laser game a essere distribuito con capillarità, su un qualsiasi avventore di una sala giochi o di un bar del tempo.
Il problema irrisolto di questa vecchia meraviglia tecnologica è però rimasto sempre lo stesso: il contenuto dei giochi laser era lineare come un film e la rigida sequenza degli avvenimenti concedeva poche diversioni. Di conseguenza il meccanismo di gioco non poteva che basarsi su una successione di momenti chiave, in cui il giocatore riusciva o non riusciva a superare l'ostacolo di turno per poi ritentare o passare a prova successiva. I cosiddetti laser game insomma, passata la prima fase di stupefazione, non hanno mai veramente convinto. Ce ne sono ovviamente di più o meno famosi, ma la qualità generale è rimasta su uno standard basso, con qualche piccola eccezione a sorprendere un mercato che aveva finito per essere prevenuto. È il caso di alcuni classici come Space Ace o di alcuni outsider che percorrevano sentieri alternativi, come questo Mad Dog McCree (qualcuno si ricorda di Ritorno al Futuro 3?). Realizzato molto più in là nel tempo (1990) sotto forma di coin-op prodotto da American Laser Games, questo shooter anomalo, in salsa western e con visuale in soggettiva, anticipava il filone d'oro di Time Crisis e Virtua Cop. Basato come i due classici Namco e Sega su una sequenza di inquadrature in cui i nemici partecipano attivamente alla sparatoria, Mad Dog McCree resta però su un piano più primitivo, quasi da poligono di tiro.
Quello che colpiva ai tempi era, come al solito, la qualità della sua grafica, talmente elevata da dare l'illusione di ritrovarsi dentro a un film western. La trama, per quanto scheletrica, aiuta in parte l'immedesimazione cinematografica: ci si ritrova nella classica cittadina di frontiera, con un sindaco imprigionato, sua figlia rapita, una banda di fuorilegge, l'immancabile becchino e il solito vecchietto a fare il punto della situazione e ad aiutarvi ad assumere il ruolo di pistolero buono (proponendovi anche un allenamento a suon di bottiglie colpite). Il tutto scorre liscio, forse anche troppo, tra quattro o cinque ambientazioni (saloon, banca, prigione, covo dei banditi) in cui i componenti della banda vi sfideranno in combattimenti e duelli rapidi e intensi, intervallati però da pause frequenti e per di più ingiustificate. La spettacolarità, elevata per i tempi, e un gameplay senza tanti fronzoli fecero comunque la fortuna di Mad Dog McCree in sala giochi e causarono una buona filiazione di versioni per i sistemi casalinghi, dal PC al 3DO.
Questa versione in Full Motion Video per Mega CD (1993), in particolare, scorre senza grandi intoppi ma non gode di una realizzazione tecnica all'altezza delle altre: la compressione video, troppo elevata, e i limiti della palette di colori del Mega Drive causano infatti una sgranatura in pixel davvero improponibile, tanto invadente da rendere difficile distinguere i particolari grafici in primo piano da quelli presenti nei fondali, almeno qualche volta. Aggiungiamo a questo un doppiaggio fastidioso, meno credibile rispetto a una recitazione di base tutto sommato non malvagia, qualche incertezza nel passaggio da una sezione filmata a un'altra e una carenza grave di temi musicali, imperdonabile in questo ambito. Impossibile, poi, affidarsi al semplice joypad: c'è per fortuna la possibilità di ricorrere al Menacer, 'light gun' già presente nella confezione di Lethal Enforcers, ma è un'eventualità che non può capitare a tutti a distanza di vent'anni. In caso il movimento del puntatore di tiro migliora sensibilmente, il che rende gradevole un gameplay meno dinamico e veloce di quello di un Virtua Cop, tanto per portare un paragone, ma comunque intenso nei suoi momenti chiave, grazie anche ai tre livelli di difficoltà. Il quadro generale, salvo recupero di una o due 'light gun', è insomma un po' sconfortante, plausibile solo come recupero filologico e se si tiene conto della pochezza del catalogo Mega CD in fatto di shooter.
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