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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Sega Mega Drive
Streets of Rage 3
Sega
13 05 2013

Le strade della città non sono più sicure. Rapine, scippi, violenze singole e di gruppo, femminicidi, gay mazzolati all'uscita dei locali, regolamenti di conti, racket di filippini, stalking, gente che ti butta vetriolo in faccia, per non parlare di quelli che l'hanno giurata ai politici e dei pazzi che si incontrano nel traffico. Ma non divaghiamo. Il punto è che la crisi morde e le volanti della Polizia non hanno nemmeno la benzina per i pattugliamenti che le cose più importanti (tipo scortare la deputata di turno quando va da Hermes a comprarsi le borsette) concedono. In una situazione come questa la guerra tra bande ha portato al potere il boss della mala di turno. Tale Mr. X, che oltre a succhiare soldi secondo canone mafioso ha deciso pure di terrorizzare passanti e forze dell'ordine con orde di malintenzionati dal look equivoco, tutti impegnati a colpire a ripetizione chiunque voglia sfidare il loro potere (cosa che, ovviamente, toccherà ai quattro eroici protagonisti del gioco in questione).

Avremo così punk con creste bionde o arancioni, ciccioni che vi sbattono per terra a panzate, psico-killer volanti con retrorazzi, motociclisti equipaggiati con granate, capelloni lanciatori di coltelli, robot cattivi, mignotte sado-maso armate di frusta, vere e proprie mostruosità con tanto di artigli, ma anche nerboruti gay cruiser con corsetto e reggicalze (solo nella versione jap, però: le altre sono censurate). A dire la verità Streets of Rage 3 (Sega, 1994) divenne inizialmente famoso soprattutto per queste apparizioni hard, il che non era proprio un buon segnale per un titolo che doveva raccogliere l'eredità pesante di Streets of Rage II, pietra miliare delle produzioni a 16 bit. E in effetti la stampa, ai tempi, non si dimostrò troppo gentile con questo nuovo picchiaduro a scorrimento made in Sega. A distanza di tempo non è difficile capire il perché. Prima di tutto perché il genere stava passando di moda, dopo uno sfruttamento del filone durato oltre un lustro. E poi perché l'era del Mega Drive stava finendo e le promesse di rivoluzione che le nuove macchine a 32 bit si portavano dietro rendevano impopolare una ripresa pedissequa degli schemi dei due precedenti Streets of Rage.

Ma, a parte questo e a distanza di venti anni, come era Streets of Rage 3? In realtà pienamente all'altezza dei predecessori. Insomma, se vogliamo proprio concentrarci sull'inventiva, fattore chiaramente mancante in questa terza ripresa della serie, è un conto, ma a questo punto se condanniamo la produzione Sega per lo scarso coraggio dovremo probabilmente farlo anche con tutto un genere, talmente classico da risultare immutabile. Qui, come in tutti gli altri casi, il gameplay è sull'esile andante: poca varietà di mosse, relativa articolazione dei comandi, divertimento affidato più alla quantità che alla qualità, con un andamento quasi ipnotico che viene aiutato solo dalla prosperità grafica dei paesaggi, dalla caratterizzazione dei personaggi e dalla ricchezza della colonna sonora. E, tanto per puntualizzare, è proprio questo fattore che non si rivela all'altezza delle migliori prestazioni: Yuzo Koshiro, assurto in patria a uno status di star del panorama musicale, cominciava invece a perdere ispirazione proprio in uno dei momenti più importanti della sua carriera, con temi di accompagnamento che mostravano la corda già a livello di composizione.

Di contro l'impostazione grafica di Streets of Rage 3 andava al di là delle potenzialità conosciute del Mega Drive, tanto che molti si chiedevano se il nascente Saturn sarebbe poi stato in grado di replicare una grafica così pulita. Gli sprite dei protagonisti e degli avversari erano ancora più dettagliati, veloci e sovradimensionati del solito, mentre i fondali mantenevano la tradizionale ampiezza della serie, con improvvisi elementi di scena a effetto e non pochi particolari con cui interagire. Da segnalare poi che il numero dei personaggi in gioco può addirittura raddoppiare, progredendo nel punteggio o semplicemente via appositi cheat, facilmente reperibili. Il che ci porta a una delle cose migliori del nostro vecchio picchiaduro: l'assoluta eccellenza della modalità multiplayer, quasi esemplare quando si tratta di far collaborare due giocatori e più coinvolgente di prima in caso di competizione uno contro uno, in stile Street Fighter. Il tutto scorre lungo sette livelli, belli lunghi e strutturati in due o tre sottoaree: per di più, all'interno dei percorsi standard, si possono ritrovare delle piccole varianti, fino ad arrivare a un epilogo che comporta quattro differenti finali. I nuovi programmatori del team Sega, insomma, non volevano tralasciare nulla, almeno nelle intenzioni: forse non si era puntato al capolavoro, ma di sicuro si era cercato il meglio ottenibile al momento, come per esempio dimostrava la nuova gestione dei comandi, sempre inappuntabile ma con altre barre di stato, un diverso uso delle armi, un miglioramento progressivo delle tecniche di attacco e la possibilità di spremere ancora di più dal gioco ricorrendo al nuovo pad a sei tasti del Mega Drive. D'altra parte quale sia stato il livello di qualità di Streets of Rage 3 lo dimostra la fedeltà canina con cui i fan della serie hanno atteso per decenni un suo sequel, purtroppo senza nessun riscontro.

[NO1]


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