Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Road Rash 3: Tour De Force
Electronic Arts
20 01 2013
Mai stati circondati da un gruppo di moto in corsa, mentre percorrete placidi una strada di montagna ? Mai mandata qualche maledizione, di conseguenza? Se sì, allora non dovete nemmeno avvicinarvi a Road Rash. Qui si tratta di rischiare patente, fedina penale e osso del collo: le corse illegali tra moto, condite da traiettorie assassine, non sono mai piaciute alla polizia stradale e spesso si concludono contro i paraurti di qualche Volvo o contro qualcosa di ancora più duro. Ma quando si tratta di produrre adrenalina a chili non c'è niente di meglio.
Road Rash 3 andava a prendere il posto del secondo episodio della serie: impresa mica facile tenendo conto dell'equilibrio e del successo del predecessore. Andava per di più a prendere la scia del fenomenale Road Rash uscito per l'allora appena nato 3DO (console negletta, ideata da Trip Hawkins, lanciata male e supportata peggio, ma responsabile di più di una rivoluzione nel comparto grafico, ancora prima dell'avvento della prima PlayStation). Nel caso del 3DO il gioco motociclistico Electronic Arts poteva vantare una grafica tridimensionale e una realizzazione basata anche su una bella digitalizzazione degli sprite. Un ibrido sorprendente per i tempi, che nemmeno Saturn e PlayStation riuscirono poi, un annetto dopo, a replicare in pieno. Figuriamoci il povero Mega Drive. Il massimo che i programmatori Electronic Arts potevano pensare di fare era ricreare una digitalizzazione parziale, dedicata alle sole moto, da inserire all'interno dei fondali bidimensionali già utilizzati nelle vecchie uscite a 16 bit e 8 bit. Puntando magari a rimpolpare il gameplay con più opzioni, come un '2-player mode' meglio gestito, e con una maggiore offerta generale di varianti di gioco. Per il resto, la struttura di base restava la stessa: una sequenza di gare senza regole legali o non, lungo paesaggi da cartolina, con la partecipazione speciale delle locali forze dell'ordine e con premi in denaro che permettono l'acquisto di moto sempre più potenti (e con la stessa ottima intelligenza artificiale che rende la concorrenza non troppo forte o troppo debole: gare incerte fino all'ultimo metro, quindi).
La trovata era quella classica da Electronic Arts: con una riverniciata si poteva ottenere qualcosa di apparentemente nuovo e perlomeno altrettanto valido. Per quanto riguardava la mancanza di vere novità, non era poi un argomento che potesse preoccupare la softco californiana, abituata a sequenze di giochi ben più lunghe e più conservative come contenuto (basta pensare ai sempiterni Madden e FIFA Soccer). Il problema, piuttosto, era quello di riuscire a mantenere l'eccellente standard dei primi due Road Rash: l'hardware del Mega Drive era quello che era, memoria inclusa, e un maggiore impegno grafico poteva compromettere lo spazio dedicato a una accurata impostazione di tutto il resto. Per fortuna la squadra alle spalle del progetto non venne cambiata, con l'unica eccezione di Rob Hubbard (le musiche, infatti, sono al limite della banalità, anche per un videogioco). Con il solito Randy Breen alla produzione e i soliti Dan Geisler e Walter Stein e come programmatori ci si poteva comunque aspettare qualcosa all'altezza della tradizione: e in effetti, a fronte di una rielaborazione digitale in fondo poco avvertibile, il tutto sembra in pratica invariato. Si sente però la mancanza di un quid. Sarà la non avvenuta correzione delle lacune più evidenti, come quella di una fluidità di animazione inesistente, oppure il maggiore ritardo con cui appaiono in scaling ostacoli e oggetti di contorno, oppure ancora la minore velocità delle moto, ma è come se la magia del prequel fosse leggermente svanita. Se non altro il maggior numero di ambientazioni (sette) e l'utilizzo di nuove armi bianche, al di là dei classici bastone e catena, riescono a rendere più vario il gameplay. Che rimane quanto di più immediato si possa avere da un racer, a metà strada tra un picchiaduro e una corsa sfrenata verso mete esotiche. Politicamente scorretto, ma Road Rash 3 è tra le cose più antistress che una console possa ancora concedere.
[NO1]