Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Back to the Future Part III
Imageworks | Mirrorsoft | Probe
26 12 2012
La DeLorean DMC-12 è stata un miraggio. Ideata da John DeLorean ed elaborata controvoglia da Colin Chapman, pochi l'hanno davvero intravista e ancora meno posseduta, magari pentendosene (un'auto con la carrozzeria di acciaio inox e un telaio di plastica, come la definì Road & Track). Ma è stata una delle auto più famose del secolo passato, grazie a un film cult come Ritorno al Futuro (1985). E se è per questo anche il cinema degli anni ottanta è stato un'illusione, fatti i conti: molti i film di successo che a rivederli oggi sembrano terribilmente datati. Ma, in un'altra industria agli albori durante i 'roaring eighties', il vero miraggio è stato quello di creare videogiochi a partire dai film, operazione tentata con grande ostinazione ma quasi mai riuscita.
Prendiamo appunto la trilogia di Ritorno al Futuro. I tie-in derivati dai primi due episodi erano stati un vero disastro, disispirati e sciatti come erano; il sequel cinematografico finale, quello ambientato nel Far West, sembrava però costruito involontariamente anche come spunto per un videogioco. Già solo la scena del treno a vapore offriva tutti gli spunti necessari alla bisogna: tempi stringenti, suspense, vari tipi di pericolo, oggetti che funzionavano proprio come dei bonus, diversi personaggi in scena, inquadratura ideale per una riproduzione su console o PC. E invece niente. Uscito nel 1991, a un anno di distanza dal film, il gioco avrebbe anche potuto sfruttare una naturale mancanza di fretta riguardo alla sua uscita: in fondo i programmatori Probe avevano avuto tutto il tempo non tanto per creare un capolavoro, quanto per mettere insieme un omaggio a una pellicola di culto. Cosa che, già a prima vista, non sono riusciti a fare.
Grafica e presentazione fanno rimpiangere subito qualsiasi platform a otto bit e, per inciso, anche il tema originale del film è riprodotto talmente male da far abbassare il volume del televisore, tanto per cominciare. Abbiamo parlato di platform, ma in realtà Back to the Future Part III non è un gioco classificabile (magari lo fosse): presi da un'ambizione fuori luogo i programmatori Probe si sono infatti lanciati in un progetto multitask, come qualche volta gli capitava con esiti più fausti. L'ovvio recupero di altri momenti del film ha così portato alla realizzazione di una scialba scena a cavallo, di una ambientata in un tiro a segno da fiera e di un'altra dedicata al duello tra Marty e la gang di Mad Dog. Solo che il duello qui avviene a forza di torte in faccia, e direi che questo rovina un po' l'atmosfera, con in più l'aggravante di una precisione quasi nulla dei comandi. Il che ci porta alla scena madre: quella dedicata alla corsa del treno di cui sopra. Piazzata alla fine del gioco si rivela una vera tortura da platform: tra imprecisioni, ostacoli improvvisi, difficoltà oggettive e comandi poco pronti l'effetto finale è quello di frustrazione totale, tanto da far scappare anche il più convinto dei nostalgici. L'unica maniera per farla franca, come nei casi peggiori, è quello di ricorrere a un meccanismo di sbaglio e memorizzazione, cosa che non piace a nessuno. Così, con una curva della difficoltà completamente sbagliata e quattro livelli in tutto, Back to the Future Part III si propone come uno dei titoli più scioccamente ostici ed inconsistenti del catalogo Mega Drive. Se proprio volete fare un viaggio nel passato, ricorrete a qualcos'altro.
[NO1]