Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Lakers versus Celtics and the NBA Playoffs
Electronic Arts
12 09 2012
Come ho già detto più volte il basket (l'italica pallacanestro, insomma) è per me uno sport quasi perfetto. Non solo nella realtà, come spettacolarità o passione suscitata, ma anche come avvenimento da tradurre in videogioco. Ritmo elevato, varietà di azioni e schemi, giocate acrobatiche, incertezza di punteggio, strategie da applicare, campo di gioco più piccolo di tanti altri e quindi più facilmente inquadrabile, giocatori riproducibili in grande scala e di conseguenza più dettagliati. Non per niente è stato anche uno degli sport più gettonati dalle varie macchinette da bar, antesignane dei coin-op e diffuse fin dai tempi dei tempi: ne ricordo in particolare una degli anni settanta, molto simile ai biliardini di calcio a molla, assolutamente scarna ma in grado di papparsi le canoniche cinquanta lirette per due o tre volte al giorno per tutta l'estate.
Ma per avere qualcosa di davvero plausibile abbiamo dovuto aspettare, appunto, i videogiochi e anche in questo ambito si è dovuto attendere non poco. Mi torna in mente qualche tentativo primordiale, come quelli dell'Intellivision o dell'Atari 2600. Per entrare nella fase adulta comunque c'è voluto tempo e ci sono voluti i maestri della simulazione sportiva: quei capoccioni di Electronic Arts, che nei primi novanta riuscirono a rivoluzionare la materia con una serie di colpi a sensazione. In effetti, dopo lo choc di capolavori del calibro di Madden Football ed EA Hockey, tutti erano in attesa dell'ennesimo parto miracoloso da parte della software house californiana: quello di Lakers versus Celtics and the NBA Playoffs, sulla scia di un momento aureo del basket USA (l'uscita su Mega Drive è del 1990, ma si tratta di un adattamento della versione originale per MS-DOS dell'anno prima), popolato di personaggi come Bird, Jordan, Barkley e Magic Johnson. E Lakers versus Celtics non mancò il colpo: prima volta che gli appassionati potevano contare sui veri roster delle squadre, prima volta che gli sprite su schermo rimandavano alle controparti reali, prima volta che si applicava alle partite dei playoff NBA un range completo di statistiche, prima volta che nella simulazione i giocatori si comportavano sulla base delle loro vere caratteristiche, prima volta che ogni match veniva presentato da un piccolo servizio in stile televisivo.
Certo a vederlo oggi Lakers versus Celtics appare legato come un salame, con una velocità appena accettabile e animazioni artritiche. E lo stesso quadro opzioni, con dieci squadre in toto, zero possibilità di intervenire su strategia e schemi e poche modalità di gioco da scegliere, sembra quasi inaccettabile. A dire la verità ci sarebbe anche da discutere sul meccanismo dei passaggi e dell'attivazione dei giocatori, per certi versi incomprensibile, e sulla impossibilità pratica di imbastire un contropiede. Ma, insomma, alle nostre odierne impressioni bisogna fare la tara: come dicevamo, il gioco Electronic Arts ai tempi rappresentava una tale novità da lasciare a bocca aperta anche il più esigente dei fan: il potere rigiocarsi i playoff con la propria squadra, già il solo ritrovare sullo schermo il suo simbolo ufficiale e la sua maglietta, sembrava allora un fatto che andava al di là di ogni speranza. Il tutto aveva insomma l'aspetto di un qualcosa di sorprendente, grazie anche a una grafica chiara, ai tanti dettagli presenti e a qualche tocco di classe in più come la musica di Rob Hubbard (bella, ma per fortuna escludibile dalla telecronaca). E poi, se vogliamo dirla tutta, Lakers versus Celtics con la sua linearità sembra ancora oggi più divertente e meno involuto di una qualsiasi delle tante riedizioni del sempiterno NBA Live.
[NO1]