Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Game Gear
Super Off Road
Virgin | Graftgold | Rod Mack | Steve Turner
24 06 2012
Mai voluto salire su un furgone 4x4, non un SUV da fighetta ma uno di quei pick-up giganteschi di una volta, per distruggere i copertoni e le sospensioni lungo tracciati pieni di terra, sassi e fango? Se la risposta è si, allora Super Off Road è il gioco che fa per voi. O almeno lo era nel 1992, data di uscita di questa conversione del coin-op Leland messa in piedi dai tipi di Graftgold per il portatile Sega, quel Game Gear sempre in attesa di novità di un qualche peso.
Sulla linea di Super Sprint, altro classico coin-op Atari di qualche anno prima, Ivan "Iron Man" Stewart's Super Off Road (questo è il suo nome completo) si rivela gioco più sofisticato e profondo, grazie al continuo ricorso a vari tipi di power-up e bonus disseminati lungo i percorsi, tutti in grado di modificare sensibilmente il comportamento del vostro fuoristrada. Il modo di affrontare la materia però è quasi lo stesso. Trattasi di gareggiare lungo sedici circuiti molto compressi come disegno e per di più inquadrati direttamente dall'alto e a distanza, tanto da portare il tutto a scale ridottissime, quasi si stesse assistendo a gare di modellini poggiati sul plastico di uno stadio. Alla fine poi quello che conta è come al solito vincere o piazzarsi, soprattutto per conquistare premi in denaro: questo consente di ricorrere al canonico negozio di ricambi potenziati, questione indispensabile se si vogliono migliorare le prestazioni di base della vostra auto, sempre piuttosto povere, contrastando così l'abilità diabolica degli altri concorrenti.
Uno dei fattori che avevano reso celebre il coin-op, in particolare nelle sale giochi della perfida Albione, era la possibilità di giocare in tre, il che con soli quattro veicoli in pista dava vita a vere risse corsaiole. Il Game Gear, naturalmente impossibilitato a replicare tale opzione, riusciva comunque a offrire la possibilità di linkare due portatili: il risultato finale era più che buono, ma al giorno d'oggi appare abbastanza difficile rimetterlo insieme, andando alla ricerca di un cavo e di un paio di macchine. Altro dato difficile da replicare sul Game Gear era la visuale originale: il piccolo schermo da 3,2" non poteva inquadrare in toto le piste e così i piccoli geni di Graftgold dovettero ricorrere a un sistema di zoomate, che ha anche il merito di rendere un po' più chiare le fasi di gara (a parte funzionare con grande fluidità). Il problema con Super Off Road, arcade primigenio o conversione che sia, rimane però lo stesso: i circuiti, tra curve continue, scarsa estensione, salti e ostacoli, risultano sempre molto simili e così la monotonia, aiutata anche dalla piccola quota di concorrenti, non ci mette molto a venire fuori. Il discorso, nello specifico, è però leggermente differente: date la natura d'uso, rapida, di un portatile e la scarsità di racer validi sul Game Gear, Super Off Road acquista in questo caso un'aura del tutto particolare, aiutata da una grafica colorata e da un audio che riprende, anche se sotto tono, quasi tutte le musichette e gli effetti del cabinato originale. Quello che poteva apparire poca cosa sul Mega Drive, insomma, qui è più che sufficiente.
[NO1]