Sega Mega Drive
Sonic the Hedgehog
Sega | Sonic Team
20 04 2012
Se solo Sonic Team fosse stata una rock band, sarebbe stato tutto così semplice e automatico: "Dopo il primo disco si sono sputtanati". Dove con primo disco si intende, evidentemente, Sonic the Hedgehog, quello che nell'estate del 1991 riesce a fare molto, forse anche più di quanto qualsiasi dirigente del colosso nipponico avesse mai osato immaginare.
Non va presa come una considerazione crudele, perché tutto sommato anche nei vent'anni successivi (un bel brindisi e un po' di morfina per noi che invecchiamo contandoli) qualcosa di buono, il porcospino e Sonic Team, lo hanno fatto. Ma tolta forse la più che discreta esperienza di Sonic the Hedgehog 2 e l'equivalente, in termini qualitativi, Sonic CD, il resto oscilla tra il singolo azzeccato e il buon disco di cover o quello sperimentale che va bene tutto, ma te lo ricordi come era bello da ammazzare il fiato il primo album?
Usiamo per l'ultima volta il linguaggio musicale per sottolineare che, a differenza di tutto ciò che gli è seguito, Sonic the Hedgehog era tutto killer e zero filler. Quello che ancora oggi colpisce, come e più di quel giugno 1991, è la coerenza stilistica e la compattezza ed efficacia del sistema di gioco. La prima non riuscirà mai più a essere ripresa in pieno, della seconda ricorderemo soprattutto il suo venir diluita e inquinata con risultati alterni.
Quando atterra tra Giappone, Europa e, soprattutto, Stati Uniti, Sonic the Hedgehog riesce là dove molti avevano fallito. Pardon, correzione: riesce là dove solo uno non aveva fallito, il solito e prevedibile Super Mario. Sonic the Hedgehog è squisitamente giapponese, infinitamente giapponese, amabilmente giapponese, eppure sa imporsi in maniera eclatante in Occidente. Purtroppo per Sega saprà affermarsi in particolar modo fuori dalla patria, portando Yuji Naka e il suo Sonic Team prima a recitare la solita faccenda di Nemo profeta e poi a fare armi e bagagli, destinazione San Francisco. A Frisco il Sonic Team diventa più americano e lì nascono molti dei fraintendimenti che affliggeranno il porcospino. Ma fino ad allora il bello di Sonic sta nel riuscire ad avere un carattere preciso, identificabile e del tutto privo di emulazioni da due Yen.
Sonic the Hedgehog mette in fila una realizzazione tecnica di assoluta eccellenza, capace di rendere onore al lavoro dei creativi di Sega, che hanno confezionato un mondo al tempo stesso soffice come il prato della Green Hill Zone, romantico quanto le stelle della Starlight Zone e ispido nelle 'punte' del suo eroe in blu. Il tutto viene commentato da un ambiente sonoro sopraffino, fatto tanto degli effetti sonori così tipicamente Mega Drive, quanto (e più) dai motivetti della band J-pop 'In Dreams'. Niente è fuori posto, tutto concorre a erigere i pilastri di un gioco semplice ma irresistibile, destinato fin da subito a diventare una pietra miliare.
Il gioco, nel frattempo, è furbo quanto lo sguardo di Sonic stesso: inventa poco, ma mescola con la giusta cautela e quel minimo indispensabile di rischio gli elementi già visti nel mondo dei giochi di piattaforme. Così c'è qualcosa da scoprire, ma non abbastanza per perdersi o per togliere forza all'idea della corsa a perdifiato di Sonic. Che, in questo primo episodio, è un mezzo e non certo il fine ultimo. Altro fraintendimento che tanti danni ha portato al brand in tempi più recenti.
Bello, affascinante, delicato ma esplosivo e pieno così di carattere. Vale la pena giocarselo di nuovo, tanto per non sbagliare.
[Zave]