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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
NHL Stanley Cup
Nintendo | Sculptured Software
05 02 2006

Apparentemente, per le simulazioni sportive su Super Nintendo, vigeva una regola non scritta che richiedeva almeno un esemplare per ciascuna disciplina basato sul famigerato Mode 7. Come già più volte riportato (per i non addetti ai lavori o i non nostalgici), il Mode 7 era esclusivo appannaggio dell'hardware del Super NES e permetteva uno pseudo 3D (con rotazioni, scorrimenti, scaling e movimenti in parallasse intorno agli sprite) di grande efficacia, e comunque senza rivali nell'ambito dei 16 bit. Maestri nel ricorrere a tutti i suoi effetti speciali, applicandoli allo sport, erano i programmatori di Sculptured Software (già titolari del pionieristico NCAA Basketball).

La seconda variazione sul tema Mode 7 da parte di Sculptured Software fu appunto questo NHL (National Hockey League) Stanley Cup, rappresentazione spettacolare e senza compromessi di uno degli sport più popolari negli USA. La mancanza di compromessi consisteva nel puntare su una velocità di gioco ancora più elevata rispetto a quanto era accaduto in NCAA Basketball, accoppiata con rotazioni dell'inquadratura ancora più accentuate (qui la telecamera virtuale segue le traiettorie del puck sul ghiaccio piuttosto che il portatore del disco). Il risultato finale, dal punto di vista puramente estetico, è eccellente, molto al di là di quanto poteva offrire allora la concorrenza e ancora in linea con quanto offerto oggi dalle simulazioni basate su poligoni mappati. Il frame rate complessivo è accettabile e i giocatori si muovono con tutta la fluidità richiesta da uno sport giocato sul ghiaccio; per lo stesso motivo le rotazioni del campo, anche se molto rapide, riescono a non infastidire più di tanto. Gli sprite sono sufficientemente dettagliati e anche animati in modo abbastanza articolato (al di là degli standard del 1993, comunque), mentre la ricostruzione del campo accusa ancora meno difetti (con loghi delle varie squadre riportati sul terreno di gioco, scie di ghiaccio sollevate dai pattini, tabellone sospeso e presenza, per quanto quasi simbolica, di tribune e pubblico: non penso che nessuno possa chiedere di più a una vecchia cartuccia da 8 megabit).

I guai cominciano quando si va a parlare di giocabilità. Non tanto perché l'inquadratura (leggermente rialzata e a distanza di un paio di passi dai protagonisti), molto diversa da quelle imperanti in tutte le simulazioni rivali, può e ancora di più poteva ai tempi confondere il giocatore medio (in realtà basta un minimo di pazienza per abituarsi ai movimenti della telecamera virtuale, allo schiacciamento della prospettiva e a un sistema di passaggi basato su icone di vari colori), quanto perché l'intelligenza artificiale dei compagni di squadra e dei portieri risulta vagamente sfasata (i compagni sembrano spesso in ritardo rispetto ai movimenti di attacco e difesa, mentre i portieri passano da un'assoluta imbattibilità a un altrettanto irritante broccaggine). Un fattore probabilmente sfuggito ai programmatori consiste poi nell'improvvisa uscita fuori quadro di tutti i giocatori (l'obiettivo è fissato sul puck e non su di loro), il che può portare a impreviste pause di gioco, con la sola presenza sullo schermo di un angolo vuoto del campo, mentre le squadre arrancano per raggiungerlo.

NHL Stanley Cup si presentava però come un gioco talmente diverso rispetto ai canoni usuali (grazie anche a una sensazione di immedesimazione fino ad allora sconosciuta) da rappresentare un'esperienza a sé. A questo aggiungiamo che il motore di gioco, sicuramente aggravato da qualche difetto evitabile, consente comunque livelli di coinvolgimento e di divertimento davvero rari, sia per il ritmo delle partite, sia per la giusta dose di adrenalina che uno sport intenso come l'hockey generalmente concede (con qualche punta di violenza: solo per i body check vengono utilizzati tre diversi comandi). Per di più, come abbiamo già detto, una volta prese le misure a tiri, passaggi e all'attivazione semiautomatica dei giocatori, il controllo diventa istintivo e rivela una precisione non comune. Proprio per questa sua osticità di fondo, comunque, NHL Stanley Cup riesce ad evitare il punto debole che affliggeva il precedente NCAA Basketball (un livello di difficoltà troppo basso) e, con tutte le squadre della NHL da affrontare in intere stagioni di 84 partite, non corre certo il rischio di morirvi tra le mani in qualche giorno.

[NO1]


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