Sega Mega Drive
NHL Hockey 94
Electronic Arts | High Score | Mark Lesser
15 08 2011
Per i fanatici dell'hockey videogiocato la principale caratteristica di Jaromír Jágr, star della National Hockey League, non è quella di avere iniziato la carriera nella vecchia Cecoslovacchia con i tizi dell'HC Kladno e nemmeno quella di aver vinto la Stanley Cup con i Penguins nel '91 e nel '92, oppure ancora quella di aver portato la propria nazionale alla vittoria nei Giochi Olimpici di Vancouver.
No. La sua caratteristica principale è invece quella di esser stato inserito in tutte le edizioni di NHL Hockey (TM Electronic Arts, 1991), dalla prima in poi (per la cronaca: Jágr ha lasciato la NHL nel 2009, ma progetta un suo ritorno già a partire dalla prossima stagione). I meriti di questo classico delle simulazioni sportive sono infatti tali e tanti da avere trasformato un videogioco in un veicolo propagandistico per quello che rimane uno sport non popolarissimo e lontano dai nostri favori. Il che è un vero peccato, perché l'hockey su ghiaccio ha dalla sua tutto quello che si dovrebbe avere (velocità, incertezza, intensità di azione, asprezza, partecipazione del pubblico) per rendere appetibile, ai giorni nostri, uno spettacolo sportivo. Ma se tutto questo non è finora bastato a far sfondare lo sport vero e proprio in Italia, con l'unica eccezione delle valli tirolesi, di sicuro bastava e avanzava per mettere in piedi una simulazione sportiva, dato che gli ingredienti richiesti erano e sono in fondo gli stessi.
Forse è proprio questo che passava per la testa a Rich Hilleman che, in quanto giocatore di hockey ai tempi della sua giovinezza in Minnesota, sapeva bene cosa spremere dai meccanismi del gioco reale e come riportarli all'interno di un videogioco, facendo magari a meno di un esperto diretto, come gli era capitato con John Madden. Reduce appunto dal successo di John Madden Football (1990 sul Mega Drive) e con l'aiuto del fido Scott Orr e dei mitici programmatori di Park Place - uno dei migliori team assemblabili ai tempi, insomma - Hilleman tentò così il secondo colpo con NHL Hockey (1991), andando a pescare ancora una volta il jolly (già solo questi due successi basterebbero a segnare una carriera: Hilleman arrivò infatti alla vicepresidenza di Electronic Arts). La ricetta era la stessa di John Madden Football: catturare lo spirito del gioco e riprodurlo con semplicità, in modo da farlo apprezzare anche a chi ne fosse del tutto digiuno. Non restava poi che inserire una riproduzione maniacale di tutti gli aspetti dello sport, da quelli più tecnici (statistiche, nomi reali dei giocatori e caratteristiche degli stessi, cambi di formazione, varie ed eventuali come p. es. l'influenza del tifo sul rendimento delle squadre), alle animazioni specifiche dei vari movimenti (tiri, falli, volée, corsa, arresti, scivolate, con tanto di inerzia a simulare quanto avviene su una superficie ghiacciata) a quelli legati allo spettacolo in sé e per sé (intermezzi, audio realistico, risultati di altre partite, riproduzione dello stadio, risse, ecc.).
A dir la verità questo NHL Hockey 94 (terza edizione del gioco ad approdare sul Mega Drive) qualche novità in tal senso la presentava, e non tutte positive. Una delle critiche, al di là della tendenza nascente a produrre ogni anno un remake solo parzialmente modificato, riguardava l'eliminazione dei combattimenti tra i giocatori, mossa prudenziale a seguito della campagna anti-violenza di quegli anni. Non che questo influenzasse più di tanto il cuore del gioco, ma, insomma, guastava in parte l'atmosfera dei due predecessori e non sembrava poi qualcosa da eliminare a tutti i costi. A fronte di questa forzatura, più o meno secondaria, NHL Hockey 94 presentava comunque una piccola serie di novità, come per esempio l'importante introduzione dei colpi al volo e quella di animazioni completamente nuove, la presenza dei rigori, dei nomi e dei loghi ufficiali delle squadre (quelli dei giocatori erano arrivati con NHLPA 93) e anche la possibilità di far giocare quattro persone contemporaneamente via specifico adattatore EA. Ma quello che portava la nuova uscita su livelli ancora più alti, per certi versi mai più raggiunti, era l'ottimizzazione di quello che era già un prodotto eccellente. Più veloce, più fluido nei movimenti, con una intelligenza artificiale più sviluppata, ancora con la bella grafica originale ma con qualche dettaglio in più, NHL Hockey 94 dà un'impressione di rifinitura impeccabile già alla prima occhiata, e quasi in tutti i campi. La querelle se comprare o no un gioco che replicava per la terza volta gli stessi meccanismi, valida ai tempi se non altro per un costo che viaggiava sui 60 dollari a cartuccia, oggi non ha più senso: NHL Hockey 94 è sicuramente il migliore esempio a 16 bit di questo classico (con l'anno successivo cambierà la grafica e il gameplay diventerà un po' più goffo) e rappresenta un momento magico, all'altezza di altri capolavori del tempo come Sensible Soccer, PGA Tour Golf o lo stesso John Madden Football.
Esempio tipico di 'pick up and play', liscio come il sedere di un bebè, NHL Hockey 94 gode di un'accessibilità portata ai massimi livelli. Facilissimo da comprendere e parecchio duro da battere, come al solito, NHL Hockey 94 consente a chiunque, anche a mia zia, di giocare e divertirsi in pochi minuti, salvo poi richiedere interi mesi per entrare davvero nel pieno della sfida. Merito soprattutto dei comandi, pochi e senza sbavature, ma anche di un gameplay lineare e del tipo di sport, più comprensibile per noi europei rispetto, per esempio, al football americano. La versione per Mega Drive è quasi perfetta, con le uniche eccezioni di qualche tiro che finisce in rete con preoccupante regolarità e della mancanza di una intera stagione da affrontare: siamo comunque su un livello chiaramente superiore rispetto all'adattamento per Super Nintendo, buono ma più legnoso. Risultato eccezionale se si mette in conto il fatto che questo sequel rappresentava l'esordio del team EA/High Score (con in testa Mark Lesser, Rob Harris e l'esperto Michael Brook + Rob Hubbard agli spartiti) al posto di una Park Place travolta dai debiti. Cosa dire di più: se siete minimamente interessati al genere (videogiochi/sport/magari anche hockey su ghiaccio in sé e per sé, ma giuro che non è essenziale) questa è una delle esperienze migliori che potete provare, ancora adesso, a diciotto anni di distanza e in piena estate ferragostana.
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