Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
Brawl Brothers
Jaleco
27 12 2011
Genere troppo massacrato per poterne parlar male una volta di più, il beat'em up a scorrimento è un reperto archeologico tra i più antichi, un qualcosa a cui guardare con gli stessi occhi di venti anni fa (per forza, altrimenti sarebbe impossibile sopportare un'ulteriore passeggiata tra i bassifondi, con annesso massacro di piccoli e grandi malviventi). Detto questo, oggi come oggi sembra difficile operare dei distinguo tra le uscite di questo filone, con minori o maggiori reputazioni affidate a una ricerca del particolare che ora appare francamente marginale. Nello specifico Brawl Brothers (1993), passato sotto traccia ai suoi tempi nonostante fosse il sequel di un titolo di un qualche successo come Rival Turf, non sembra poi così distante dalla qualità dei beater allora più alla moda. Impianto grafico eccellente, in stile sala giochi, con sprite grossi e bene animati, buona risposta ai comandi, un ottimo '2-player mode' collaborativo e non, cinque personaggi principali tra cui scegliere, possibilità di variare a piacere il gameplay via quadro opzioni (numero di vite, continuazioni, difficoltà), dettagli da fumetto che vanno a completare un'atmosfera sopra le righe. Tutti fattori che parlano a favore di una rivalutazione del gioco Jaleco.
L'aspetto insomma conta, soprattutto se la presentazione è simpatica e quasi all'altezza di un coin-op del tempo, con tanto di effetti grafici inediti in ambito 16 bit, ma non può compensare i mancamenti legati a questa meccanica di gioco, come l'assoluta mancanza di sorprese nel gameplay, e anche quelli attribuibili a una certa superficialità di Brawl Brothers, come la scarsa varietà di attacchi, difese e avversari da affrontare. Stando così le cose non ci vuole molto a fare affiorare la monotonia, favorita anche da una colonna sonora tra le più irritanti: se mai la gara è fra il tempo che ci vuole per cominciare ad annoiarsi e quello che ci vuole per finire il gioco, certo non dotato di particolare longevità.
I livelli, spesso spettacolari, sono comunque articolati in non più di quattro aree e dieci sezioni. Stando così le cose l'unica chance per protrarre un minimo di interesse è quella di ricorrere ai combattimenti uno contro uno, opzione allora in voga e sempre benvenuta nei beater a scorrimento di una qualche ambizione, ma che si rivela piuttosto limitata, poco più di un rattoppo, come succedeva quasi sempre in questo ambito. Solito caso di gioco Jaleco, insomma: rivalutazione giusta, perché Brawl Brothers può sorprendere ancora qualcuno con le sue qualità, ma che non può andare al di là di un dato segno. Tutto sommato si capisce perché la casa di Tokyo non abbia mai conquistato una posizione di rilievo sul mercato, né allora né adesso, magari a scapito di una concorrenza dalle spalle molto più robuste.
[NO1]