Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
Aero the Acro-Bat
Sunsoft | Iguana Entertainment | David Siller
28 07 2011
La gag è che Aero the Acro-Bat è un acrobata che è anche un bat (pipistrello). Forte, eh? Comunque sia, Aero lavora in un circo, il che non è proprio un bene, dato che la troupe è in pericolo a causa di uno psicopatico che ha riempito il tendone con trappole varie, complici più o meno freak e spuntoni mortali. Dio ci guardi dai clown psicotici, ovviamente, ma forse ancora di più dalla fiumana di platform che popolava le vecchie console, alla continua ricerca di mascotte/icone da propinare a un pubblico perlopiù di adolescenti. Ed è esattamente questo il caso di Aero the Acro-Bat (Sunsoft, 1993), platform che ha goduto ai tempi di buona stampa e di incassi ottimi. È difficile però ricordarsi il perché.
I diciannove livelli organizzati in quattro mondi sono molto grandi e non è mai scontato quale possa essere la via giusta da seguire, o almeno non lo è fino a quando non ci si ritrova in un vicolo cieco e si comincia a ragionare per esclusione (anche se l'esplorazione viene facilitata dai numerosi cannoni e trampolini presenti). Tanto per gradire, poi, il passaggio all'interno dei livelli viene complicato da una serie di incarichi, come quello di individuare determinate piattaforme a stella o quello di saltare attraverso cerchi ginnici, tanto che è abbastanza frequente ritrovarsi alla fine della zona esplorabile e dover tornare indietro per completare la ricerca. Esiste, a margine, anche una barra relativa al tempo impiegato, ma per fortuna non ha un'importanza fondamentale (influenza solo i bonus). Mettiamoci inoltre il fatto che il nostro pur simpatico Aero ha un modo piuttosto scomodo di aggredire i nemici, e cioè un attacco spin da ottenere utilizzando il tasto di salto quando si è già a mezz'aria (per essere un pipistrello però non è che ci stia molto a lungo). Va bene che gli avversari risultano spesso innocui, ma alla lunga, quando per esempio i clown cercano di colpirti a distanza, viene voglia di qualcosa di davvero alternativo, al di là delle poche stelle da trovare e lanciare in guisa di novello ninja.
Il punto è che ai tempi Aero era stato giudicato come un platform particolarmente originale, ma oggi come oggi si capisce che il giudizio si riferiva essenzialmente a fattori secondari, come la presenza di stage bonus diversi dalla solita sbobba. Come per esempio quello inserito nelle prime fasi, nel quale il nostro acrobata si lancia dall'alto per colpire una sequenza di bersagli man mano che si avvicina al terreno (in un 3D ottenuto grazie al Mode 7 del Super Nintendo, un po' come avveniva nel canonico Pilotwings piazzato da Nintendo all'esordio della sua console a 16 bit). Per il resto Aero the Acro-Bat si rivela invece un gioco piuttosto classico, con tutti i cliché del genere e con solo qualche variante concessa a un pubblico tendenzialmente pigro. Penso ad esempio alla sua collocazione circense, alla sua velocità d'azione e a qualche piccola trovata, come la sezione rollercoaster o quella della discesa all'interno di un barile. Poco male ai tempi, ma molto male adesso, dato che si resta basiti a vedere riproposta per l'ennesima volta la linearità di schemi di questo tipo di gioco. Essendo una produzione Iguana (softco allora al culmine dell'efficienza e della popolarità, qui con un team comandato da David Siller e Carl Wade) di sbavature vere e proprie a carico del gameplay in ogni caso non se ne rilevano; la componente grafica viaggia invece su un piano d una qualche mediocrità, con molti colori ma poco dettaglio. Pieno zeppo di bonus e di vite extra, Aero the Acro-Bat resta comunque duro come un chiodo da bara, il che comportava e comporta ancor di più una immediata scriminatura fra i suoi fruitori potenziali. Chi è appassionato del genere qui troverà pane per i suoi denti. Gli altri, a meno di essere dei veri autolesionisti, farebbero meglio a schivare il colpo e a dedicarsi a qualcos'altro.
[NO1]