Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
Super Star Wars - The Empire Strikes Back
JVC | Lucas | Sculptured Software
23 12 2010
Dodici megabit di azione, incredibili scene in Mode 7, tre diversi tipi di visuale, quattordici enormi livelli, parlato digitalizzato, una sfida quasi impossibile per i vostri riflessi, la vostra abilità e capacità di controllo. Tutto questo era Super Star Wars - The Empire Strikes Back (Lucas Arts/Sculptured Software, 1993, con un team in parte reduce da Indiana Jones and the Fate of Atlantis) secondo la pubblicità del tempo. Ed era quasi tutto vero, in particolare la parte della sfida impossibile.
La prima cosa a colpire è la colonna sonora: ottoni da parata, archi travolgenti, percussioni da marcia dell'Aida, o almeno la loro rappresentazione a 16 bit. E poi dozzine di effetti speciali, incluso il beep-beep di R2-D2 mentre siede dietro a Luke nel suo X-Wing. Tutto quello che insomma l'eroico processore audio del Super Nintendo poteva performare (anche se il successivo Return of the Jedi farà un passo in avanti in tal senso). Ma il resto rappresenta una non trascurabile delusione. Soprattutto per chi aveva amato il Super Star Wars dell'anno prima, giocandolo magari ad nauseam, il veder riproporre pari pari i suoi parametri di base, con solo qualche variazione scenografica, poteva essere un bene, ma anche un caso fatale di overdose. Ma per quanto annoiante, non è questo il punto che frega The Empire Strikes Back. Il punto è che, come gioco in sé e per sé, questo sequel non è all'altezza del primo episodio, e per più ragioni. Alla faccia dei tre livelli di difficoltà concessi, per esempio, il platform LucasArts si presenta comunque ostico, con alti e bassi che svariano capricciosamente dal semplicemente irritante al vero incubo, senza nemmeno la carità di una progressione logica.
Così già i primi scontri sulle colline innevate di Hoth si concludono spesso con un volo in fondo ai burroni, senza che ci si possa fare un granché (molti orridi non vengono individuati e rappresentano un pericolo che va al di là della frenesia degli scontri, già non da poco). Più avanti i livelli ambientati su Dagobah possono essere affrontati al meglio solo chiudendo gli occhi, tenendo premuto il direzionale a destra, pregando e spingendo freneticamente gli altri tasti del joypad. La stessa barra dell'energia rappresenta un piccolo mistero, con intere fasi in cui la vostra quota residua non viene affatto compromessa e altre in cui scompare in pochi secondi, senza ragioni apparenti. E rispetto al prequel sono aumentati anche i rallentamenti, tanto da rappresentare non solo un handicap estetico. Alla fine i momenti migliori risultano al solito quelli non da platform bidimensionale: la corsa in Mode 7 dello Snowspeeder sui ghiacci di Hoth, con tanto di attacco degli AT-AT, il volo in pseudo-3D sopra e sotto Cloud City, la sequenza shooter attraverso la cintura degli asteroidi. Ma anche qui non sono sempre rose e fiori, con momenti in cui la vostra navetta occupa metà dello schermo e non riesce proprio ad evitare tutto quello che gli finisce addosso. Quello che resta è la solita classe dei prodotti Lucas, con una grafica e una rappresentazione del film che restano comunque sopra la media, e il fascino irresistibile della serie (alla fine The Empire Strikes Back è stato uno dei maggiori successi dell'anno, classifiche di vendita alla mano). Ma se i protagonisti del gioco non fossero Luke Skywalker, Chewbacca e Han Solo, probabilmente a nessuno sarebbe saltato e salterebbe in mente di affrontare così tanti fastidi.
[NO1]