Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
The Jungle Book
Virgin | Disney
06 07 2009
Bello? Sicuramente. Adatto al suo pubblico? Certo. Ingiustamente sottovalutato? Probabilmente sì. In qualche modo utile o significativo? Ehm, no. Ma, insomma, produrre un gioco derivandolo da un classico Disney è ed è sempre stata una cavolo di impresa. Voglio dire: a parte i tentativi della Warner Bros, le cose che arrivano dalla Disney sono sempre state considerate come il massimo ottenibile dalla vita, nel loro campo. Il Super Nintendo aveva però già dato prova di poter reggere la botta, tecnicamente parlando, con Magical Quest e con Aladdin (Capcom), e alla fine bisogna ammettere che anche un team esordiente come questo di Virgin, per di più in-house, grazie al vecchio hardware Nintendo finisce per cavarsela alla grande con questo misconosciuto The Jungle Book (1994). Se l'era cavata in particolare, come ai tempi Virgin ci tenne a comunicare in lungo e largo, nel campo minato delle animazioni, cronicamente carente nelle produzioni a 16 bit. Mowgli ne è l'esempio più evidente, come è ovvio: il piccolo selvaggio corre, salta, si aggrappa alle liane e lancia banane con una fluidità raramente riscontrabile sul Super Nintendo e con una varietà di movimenti che sposta il gioco quasi sullo stesso piano del cartoon. Le meraviglie di The Jungle Book non finiscono però qui: graficamente lussureggiante, molto colorato, il tie-in Virgin può vantare anche uno scorrimento in parallasse a più strati degli sfondi che rende la giungla (lussureggiante, appunto) un ambiente graficamente credibile.
Ma poi, in completa aderenza con tutte le previsioni del caso, questo è e rimane un platform tradizionale. Qui succede solo quello che vi potete immaginare: Mowgli incontra e si scontra con tutta una serie di avversari (ad esempio scimmie, come nel film), affronta liane e salti impossibili in stile Tarzan (un po' come nel film) fino ad arrivare in fondo a destra alla fine del livello (non come nel film). Nessuna sorpresa, insomma, il che per un undicenne può anche andar bene. L'unica cosa sorprendente, in fondo, è che io mi aspettavo che Mowgli vivesse in completa armonia con i suoi amici animali, proprio come succedeva al vecchio Johnny Weissmuller nei film degli anni Quaranta. E invece no: la piccola peste in mutande non fa altro che lanciare banane e saltare in testa (ma guarda un po': mi sa che l'ho già visto da qualche parte) ai suoi vicini di albero, tanto per farli fuori. Alla fine, se proprio si vuole avvicinare The Jungle Book a qualche altro esemplare analogo, la cosa che gli è più vicina è il quasi contemporaneo e banale Pink Goes to Hollywood, il che non è proprio un gran complimento. Solo che qui, per fortuna, qualche variante sul tema si può rintracciare, come quelle dovute alla maggiore interattività della ambientazioni, oppure come i semi-puzzle legati allo spostamento di rocce, o la sezione col pappagallo che per un po' sposta gli schemi di The Jungle Book su quelli di uno sparatutto. Per il resto: gli altri protagonisti del film si limitano a qualche cameo, il che spreca in qualche modo le potenzialità della trama; la durata è accettabile, di sicuro al di là degli standard Disney/videogiochi, mentre le musichette sono terribili, ma anche quelle originali non sono certo invecchiate bene. Tirando le somme, quindi, se siete appassionati di platform va tutto bene: il gioco Virgin è ancora solido come una roccia e di sicuro più bello a vedersi. Solo che forse è interessante come una roccia (e non tutti siamo geologi).
[NO1]