Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Commodore Amiga
Alien Breed
Team 17
14 05 2010
Gli alieni scorrazzano liberi attraverso una stazione spaziale lontana anni luce dalla Terra, dopo aver consumato esseri umani (nel senso di consumazioni da bar) a più non posso. Non è cosa che i nostri governanti possono tollerare e così i due mercenari Johnson e Stone vengono convocati e spediti in loco a raddrizzare questi famelici colleghi dell'Alien di Ripleyana memoria. Non che all'inizio si sappia davvero bene quello che è successo alla stazione parcheggiata vicino alla gigante rossa Gianor, ma la mancanza di comunicazioni e il silenzio di tomba che regna all'interno del centro ricerche non fanno presagire nulla di buono.
E così i nostri due eroi non vanno troppo per il sottile. All'interno di labirinti inquadrati direttamente dall'alto cominciano a sparare a tutto quello che si muove, cioè essenzialmente a interi battaglioni di mostruosi simil-crostacei che cercano attivamente di ricambiare il favore concesso, in ondate incessanti. In spazi angusti il ritmo è più folle che elevato e adatto solo a chi si ritrova con un pollice da shooter e con nervi a prova di attacco isterico: un vero gioco da Team 17, insomma. Molto simile al vecchio Gauntlet, ispirato più dall'Aliens di James Cameron che dal primo episodio della serie, Alien Breed ripesca meccanismi e tematiche da sempre presenti nel mondo dei videogiochi, traghettandoli fino ai classici in 3D di id Software (Doom in particolare). Date premesse e conseguenze, si intuisce subito cosa ci si deve aspettare: suddivisione della stazione spaziale in aree per organizzare l'esplorazione (le mappe dei sei ponti di comando sono parecchio intricate), chiavi, oggetti e nuove armi da ritrovare per garantire un livello di sparo adeguato, superamento di ostacoli e porte bloccate, spostamenti di piano in piano via ascensore e come regalo finale un bel '2-player mode' collaborativo.
Particolarmente importanti, dato che aggiungono una sfumatura tattica al frenetico spara spara, sono alcuni elementi di contorno come le turbine, i campi di forza e le porte antincendio: queste ultime soprattutto obbligano il giocatore a pianificare attentamente la rotta all'interno dei labirinti, per non trovarsi poi bloccati dal lato sbagliato dei corridoi. Molto popolare ai tempi tra i possessori di Amiga, primo titolo di successo commerciale e primo a prezzo pieno per i poi celebri programmatori del Team 17, Alien Breed ha contribuito non poco alla iniziale fortuna della softco dello West Yorkshire, diventando un piccolo classico e dando origine a una lunga serie di titoli derivati anche per PC e pure in 3D (fino ad arrivare alla rielaborazione del titolo originale, con tanto di sito internet, operata direttamente da un gruppo di fan nostalgici). Prodotto nel remoto 1991 dal team in-house capitanato da Rico Holmes (game designer e responsabile dell'ottima grafica dei labirinti), Alien Breed ha troppi anni sulle spalle per non rivelare le sue debolezze innate, come la difficoltà spesso esasperante, l'assenza di salvataggi, il minimalismo degli sprite dei personaggi e lo scarso spessore della ricerca. Ma in fondo per giochi di questo tipo c'è sempre stato spazio all'interno del mercato (come avrebbe p. es. dimostrato il molto simile e ugualmente decerebrato Loaded per PlayStation, qualche anno dopo) e tutto sommato, col fiorire odierno degli shooter in prima persona, si può dire che, fatto salvo il cambio di visuale, ce ne è ancora e pure tanto.
[NO1]