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NO1 Imbarcato in tenera età su un cargo battente bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti contatti con numerose popolazioni indigene legate alle tradizioni, una smodata passione per l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming, in particolare se targato Sega...

Nintendo Super NES
The Magical Quest Starring Mickey Mouse
Capcom
29 01 2008

Negli alti e bassi della Capcom dell'era dei 16 bit poche cose sono rimaste stabili: Street Fighter e i derivati Disney, essenzialmente. The Magical Quest, nello specifico, ha avuto il merito di staccare il gruppone dei platform di un paio di lunghezze, se non altro per la bellezza della confezione grafica e se non altro per essere stato prodotto quando Capcom era al massimo della forma. Ora, lascia perdere che il tempo non è gentile con i videogiochi, soprattutto quando si tratta di grafiche destinate ad avvizzire senza speranza. The Magical Quest, invece, si difende ancora molto bene ed è tuttora in grado di colpire quella che è sempre stata la sua audience (quella prepuberale, in pratica). Come avviene in casi molto rari, quindi, qui lo scorrere del tempo non ha lasciato segni avvertibili.

Resta però il fatto che la meccanica di gioco era quanto di più tradizionale si potesse avere (questo concedevano i tempi) e che l'ennesimo esempio di eliminazione degli avversari mediante salto in testa non riesce certo a commuovere, oggi, chi è arrivato a visionare il milionesimo clone di Mario. Capcom però non cercava affatto di mettere insieme qualcosa di rivoluzionario: il suo intento era quello di perlustrare i limiti del Super Nintendo, stupendo tutti con risultati grafici che pochi allora credevano possibili. La parabola commerciale di Capcom era al suo apice, con una serie impressionante di successi alle spalle e una partecipazione azionaria della Nintendo stessa nel capitale sociale, ma proprio per questo, come in tutte le major, nessuno se la sentiva di bruciare una licenza così importante come quella disneyana con qualcosa di rischioso.

Abbiamo così una rappresentazione fedele dei cartoon fine anni quaranta, con uno stile vicino a quello rotondo di Carl Barks (imperante nel dopoguerra nei fumetti della allora casa di Burbank): qualcosa di davvero impressionante per una console a 16 bit, ma inserito in un panorama composto da soli sei mondi articolati in tre-quattro livelli, il che assicurava al massimo un week-end di saltellamenti tra una piattaforma e un'altra, come da manuale platform. Il tocco di classe di Capcom non veniva comunque a mancare: stavolta consisteva nella diversificazione delle scenografie (un po' blandi i fondali) accoppiata a un parallelo cambiamento dei costumi del Mickey nazionale, il che comportava anche l'acquisizione di diverse abilità e una certa diversificazione del gameplay. Niente di trascendentale e quasi un alibi, tanto per dire che qualcosa di diverso era stato tentato, ma questo non comporta che The Magical Quest non resti un titolo solido, divertente nella sua placidità e con un impatto visivo che pochi altri potevano vantare.

[NO1]


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