Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno
della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21
dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto
in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di
nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre
da cui era improvvisamente spuntato. Se lo
incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera
e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da
lanciare all'indirizzo dei curiosi...
Commodore 64
Buggy Boy
Elite
21 12 2006
Buggy Boy, prima ancora che un videogioco, è un ricordo. Una gradevole rimembranza di pomeriggi passati davanti alla TV (raramente i Commodore 64 venivano collegati ad un monitor, erano ben altri tempi...), di partite messe in fila in quantità industriali, di diottrie sacrificate al puro divertimento digitale. Buggy Boy, del resto, non è un capolavoro. È un semplice gioco di guida in cui dovrete completare cinque tracciati entro il tempo prestabilito, tentando nel frattempo di collezionare le bandierine bonus e di sorpassare i rari avversari. Tutto qui. La grafica è carina e colorata, e l'audio è in un certo qual modo scanzonato, ma non c'è nient'altro. Niente. Ma la ragione per cui migliaia di sessantaquattristi spendevano ore ed ore tentando di completare tutti i circuiti non era nella magnificenza tecnica del gioco, bensì nella sua elementare semplicità. Buggy Boy era divertente sin dal primo istante, era accessibile a tutti, era persino rilassante (anche se a modo suo) e, soprattutto, rispondeva perfettamente ai canoni videoludici del suo tempo. Non richiedeva grandi sforzi cerebrali, non era frustrante, aveva un che di allegro e dava l'illusione di avere nel salotto di casa un pezzettino della propria sala giochi preferita (Buggy Boy, infatti, era nato come coin-op). Non era un capolavoro, come s'è detto. E allora? Era uno spasso, e questo bastava e avanzava. E magari il panorama videoludico attuale sarebbe migliore, se riuscissimo ancora a pensarla così...
[Nyabot]