Dopo aver fondato A.Rea. 21 insieme a NO1 e
LH3CT, Shrapnel ha svolto il lavoro di mantenimento
del sito fino alla chiusura dello stesso e ne ha poi
curato la riapertura. Ha scritto su Super Console, Mega
Console, Videogiochi e PSM, ha gestito per due anni e
mezzo un negozio di videogiochi e ha lavorato come
game designer e sceneggiatore su uno sparatutto per PC
intitolato Steel Saviour. Ha inoltre scritto per un paio
di riviste cartacee dedicate agli utenti iOS e macOS.
Commodore Amiga
England
Grandslam
28 02 2006
Il calcio è indubbiamente uno sport assai difficile da rappresentare adeguatamente sotto forma di videogioco. Ci sono infatti parecchi fattori da tenere in considerazione durante il processo di trasposizione, e poi bisogna creare un modello fisico quantomeno decente e un certo numero di algoritmi di intelligenza artificiale sufficientemente credibili. Bisogna inoltre allestire un comparto grafico in grado di calare l'utente nel bel mezzo della partita, e una sezione audio composta da un mix bilanciato di effetti sonori provenienti dal campo e brusii prodotti sugli spalti. Il sistema di controllo, infine, deve essere assolutamente perfetto, tanto in fatto di prontezza e accuratezza quanto in materia di varietà dei colpi disponibili - dai semplici tiri ai passaggi corti e lunghi, passando per i cross e i colpi di testa. Realizzare un buon gioco di calcio, in poche parole, è davvero difficile, proprio come si diceva in apertura, e negli anni 90 erano ben poche le software house in grado di cimentarsi con successo in un'impresa così impegnativa. E Grandslam, purtroppo, non era tra queste...
England, infatti, è un'autentica tragedia digitale, una negazione di tutto ciò che il calcio rappresenta per il videogiocatore. Con la stessa semplicità con cui una ruspa potrebbe spianare un campo da calcio, England travolge uno dopo l'altro tutti i punti fermi delle migliori simulazioni calcistiche, basando la propria struttura su un sistema di controllo elementare e mai puntuale, su un'intelligenza artificiale patetica, su una veste grafica fatta di palloni grandi quasi quanto i calciatori e animazioni ridotte all'osso, su effetti sonori trascurabili e, dulcis in fundo, su una piattezza generale che rende la ricerca di emozioni nel corso delle partite un'iniziativa tanto ardua quanto inutile. England, insomma, non merita di esistere. Proprio no. Ma ormai il danno è fatto da tempo, e al retrogamer coscienzioso e prudente non rimane che evitare accuratamente il disastro calcistico targato Grandslam...
[Shrapnel]