Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Ecco
Sega | Novotrade
22 01 2007
Sega era soddisfatta di come era venuto fuori Ecco, e ne aveva tutte le ragioni. Nel mezzo della famosa campagna del 92 contro i videogiochi, indicati anche da un paio di senatori USA come i maggiori responsabili della violenza diffusa tra i giovinotti e come tali oggetto di interpellanze parlamentari, Sega se ne usciva con un titolo che vedeva come protagonista un simbolo indiscusso di tutte le campagne ambientalistiche (il delfino), titolo che quindi escludeva in partenza qualsiasi richiamo alla violenza e che invece puntava tutto sulla soluzione di salutari puzzle subacquei.
Anche la colonna musicale era indirizzata verso toni rigorosamente ambient e così nemmeno un paranoico in fase avanzata riuscì ad accusare Ecco di una qualsiasi pericolosità pedagogica. A dire la verità nessuno poteva nemmeno mettere in dubbio la qualità del gioco in sé (anche di questo Sega era soddisfatta, dato che Ecco doveva nelle sue intenzioni diventare il blockbuster del Natale 92 e dato che tutto il progetto era rimasto segreto fino all'ultimo momento, con poche indiscrezioni che non avevano fatto altro che aumentare la cassa di risonanza mediatica). Primo o quasi esempio di platform senza piattaforme, il gioco prima di tutto colpiva per la bellezza dei fondali e per la fluidità delle animazioni, di una qualità che a mia memoria nessuno seppe poi raggiungere nell'ambito dei 16 bit. Lungo i venti e più livelli, impostati in modo da favorirne soprattutto l'esplorazione, il nostro intrepido delfino si ritrovava a sguazzare tra rocce, caverne, branchi di pesci, crostacei puntuti, meduse, ma anche cristalli, alieni, balene e rovine di passate civiltà, imitando in fondo l'iter di un qualsiasi eroe da platform bidimensionale, ma con l'essenziale eccezione che qui di piattaforme non ce ne erano e che quindi il ritmo di gioco risultava per fortuna più libero e con il vantaggio suppletivo di un controllo praticamente perfetto.
Insomma, in questo caso la parola d'ordine era originalità, tanto che in effetti il piccolo delfino di eredi ne ha avuti poi pochini. Fatto tanto più incredibile se si pensa che la produzione diretta Sega l'aveva voluta affidare ad un piccolo gruppo di programmatori provenienti dall'Europa dell'Est, i Novotrade, sicuramente talentuosi e mediati dall'appoggio del producer statunitense Ed Annunziata, ma abituati a muoversi in ambiti diversi e più tradizionali (tanto per dire: California Games e Cyborg Justice, ottimi ma certo distanti dalle atmosfere di Ecco). Un cenno di merito i Novotrade se lo meritarono inoltre per un lavoro preliminare di grande portata: prima di arrivare alla corretta impostazione delle animazioni Ecco era stato infatti ridisegnato nove volte, sulla base di parametri variabili come la viscosità dell'acqua, l'inerzia e la forza di gravità e con interi mesi spesi solo per ottimizzarne i movimenti.
Per quanto ambientalistico e potenzialmente placido possa essere, Ecco non è comunque un gioco da bimbetti alle prime armi: al contrario, la miscela di enigmi, manovre al limite, squali killer e improvvise difficoltà respiratorie (Ecco oltre a portare il nome di un caffè solubile degli anni sessanta si porta dietro anche il naturale e saltuario bisogno di inspirare un po' di aria fresca, essendo un mammifero) produce un gameplay particolarmente insidioso, con il nostro protagonista che spesso sperimenta forme di decesso alternative alla solita fine dentro una scatoletta di tonno. L'intensità della sfida è tale che può in effetti indurre a precoci abbandoni, ma la miscela a base di spettacolarità, soggetto non banale e consapevolezza di ritrovarsi a giocare un qualcosa di unico nel suo genere (a parte il remake a 16 bit, dato che l'Ecco del Dreamcast non è poi riuscito a recuperare fasti, intensità e struttura di gioco dell'antenato) è comunque in grado di spingere fino in fondo alla acquatica avventura anche il più disilluso dei videogiocatori. Insomma: Ecco non sarà forse il capolavoro assoluto indicato da molti, non è stato di sicuro il blockbuster che si pretendeva che fosse, ma resta un gioco con una classe tutta sua, lontano dagli standard dei 16 bit e vicino all'olimpo delle migliori produzioni dei primi anni novanta.
[NO1]