Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sega Mega Drive
Power Monger
Electronic Arts | Bullfrog | Sprytes
12 12 2006
Questa evoluzione del concetto di Populous (non si può parlare di vero sequel, data l'esistenza sul mercato di un successivo Populous 2) usava lo stesso stile grafico targato Bullfrog, ma, invece di coinvolgere nemici sovrumani, inseriva nel gioco un arcipelago di isole da conquistare con mezzi più convenzionali, come quelli puramente bellici. All'inizio, infatti, il minuscolo esercito medievale messo a vostra disposizione si ritrova accampato intorno a piccole costruzioni isolate: da qui dovrà partire e conquistare i villaggi vicini per razzolare viveri e arruolare altri baldi giovini, in modo da tornare in battaglia, saccheggiare nuove città e crearsi un seguito sempre maggiore. Come poi diventerà uno standard in tutti i giochi di questo tipo, da questa fase in poi sarà vostra cura indirizzare parte delle forze verso l'invenzione di nuove armi, verso l'organizzazione delle risorse disponibili oppure verso l'azione diplomatica o quella più decisamente spionistica. Una volta stabilizzata la situazione si potrà anche affidare parte della vostra armata a un altro generale, più o meno volontariamente alleatosi e più o meno fidato. Ma l'attività principale in cui dovrete impegnarvi, al di là di tutte le complicazioni, sarà sempre quella dell'eliminazione fisica del maggior numero possibile di nemici e la conquista di nuove terre.
Questa è, insomma, roba strategica e anche roba di un certo peso specifico, assolutamente da ammirare per la completezza dell'impostazione e per la rarità dell'oggetto su una console come il Megadrive, ma assolutamente priva dell'easy going che caratterizzava il Populous originario (il boss Peter Molyneux stavolta resta in retroguardia). Se si ha la ventura di affrontarla senza ricorrere al pesante libretto delle istruzioni, ad esempio, si corre il serio rischio di girare in tondo senza riuscire nemmeno a capire quello che succede sul piccolo teatro di battaglia - il che, per un prodotto da console, non è mai un bene. Power Monger è un gioco complesso, con l'aggravante di essere un esemplare del suo genere uscito quando ancora il genere era in piena fase evolutiva: il tentativo di smistare i comandi e le informazioni all'interno di quattro finestre a corredo non è infatti del tutto riuscito e il modello di controllo appare inutilmente complicato, oltre che rallentato dall'utilizzo del joypad (all'origine Power Monger era un titolo del catalogo Amiga e poteva contare su mouse e tastiera). A me, poi, non dà fastidio la rappresentazione cronologica dei fatti sotto forma di messaggio scritto a piè di pagina (come avviene qui tramite apposita e ulteriore finestra e per di più senza poter contare su informazioni ottenibili a volontà) piuttosto che in quella più chiaramente visiva, ma bisogna prendere atto che questa scelta non poteva che contrariare un'audience abituata a giochi molto più immediati e che non può non sconcertare qualsiasi videogiocatore dei tempi moderni, per quanto abituato a strategie ancora più complesse e cariche di dati (Age of Empires e Civilization, per esempio).
Come in tutti i giochi strategici dotati di pedigree, anche in Power Monger le cose vanno comunque a finire bene e in alcuni casi anche molto bene: esiste tutta una schiera di appassionati che, dopo aver superato l'osticità dei preliminari, non riescono assolutamente a fermarsi di fronte alla profondità del vecchio gioco Bullfrog e alla vastità dell'impresa da affrontare. Centonovantacinque livelli da superare non sono un patrimonio da poco, soprattutto se si ha la pazienza di comprendere la natura del gioco, nascosta com'è dietro una facciata piuttosto ermetica. Per di più si deve ammettere che i tipi di Sprytes avevano svolto un ottimo lavoro di conversione dall'Amiga, e non solo dal punto di vista della difficile gestione del gameplay: Power Moger è più spettacolare di Populous e l'inquadratura isometrica degli scenari, per quanto limitata a una porzione ridotta dello schermo, funziona sorprendentemente bene, con tanto di rotazioni e zoomate a volontà (cosa che apparentemente non doveva essere nelle corde del povero processore Motorola). Gli elementi grafici sono quelli utilizzati dalla Bullfrog degli esordi, semplici ma molto differenziati, il sonoro spazia da temi epici bene impostati alla più completa assenza di musica ed effetti, il ritmo è lento, ma, alla fine della giostra, Power Monger è quasi un classico ed è di sicuro un titolo unico nel suo genere (non è esattamente un god game e in fondo appartiene solo in parte alla linea genealogica che porterà ad Age of Empires) e già solo per questo dovrebbe essere preso in seria considerazione da ogni fan del Megadrive in fase esplorativa.
[NO1]