Sega Mega Drive
Ranger-X
Sega | Gau Entertainment
27 09 2006
Questo festival di megarobot e di esplosioni a go-go a danno di tutto quello che si muove all'orizzonte venne lanciato non molto dopo l'uscita dello sventurato Mega CD, con l'immediato effetto che la maggior parte dei clienti Sega cominciò a chiedersi se era il caso di restarsene col vecchio Megadrive nudo e crudo, rinunciando a comprarsi il misterioso upgrade, tra l'altro mica poco costoso. Dopo tutto, senza dovere aspettare nuove improbabili uscite in CD, ci si ritrovava già con un gioco su cartuccia come questo, con un impatto grafico insospettabile, centinaia di raggi laser sullo schermo, azione senza pause e qualche trucchetto scenografico di una qualità che per molto tempo non si è ritrovata nemmeno nei titoli per le console a 32 bit pre-PlayStation (3DO, Atari Jaguar e Amiga CD32).
In Ranger-X si entra in scena (una scena vagamente post apocalittica, con fondali devastati da guerra dei mondi) con un robot/androide jap-style gigante e simile a quelli presenti in tanti manga e cartoni animati derivanti. Col Ranger in questione non solo ci si trascina lungo classici scenari da shoot'em up a sviluppo orizzontale, massacrando i nemici con una varietà di armi diverse, ma si finisce anche per controllare uno strano uniciclo a corredo e una aereonave alternativa, ficcandosi all'interno di caverne labirintiche stile SubTerrania, camminando e svolazzando a destra e manca nel tentativo di colpire i macchinari avversari che, tanto per gradire, attaccano il nostro meccanico eroe da tutti i lati e le altezze (un po' come nell'ottimo Hellfire siamo quindi costretti ad aggiustare continuamente il tiro, variandone direzione e inclinazione).
Per di più, mentre si progredisce attraverso i lunghi livelli presenti (il primo è un po' cortino e altri e due si limitano a poco più di uno scontro diretto, comunque), ci toccherà anche di dovere sbloccare la rotta prestabilita mediante distruzione di specifici target e disattivazione di generatori d'energia: ci si ritrova così con un minimo di approccio strategico da affrontare, il che non guasta in mezzo alla pioggia di colpi da sparatutto tradizionale. A complicare ulteriormente le cose mettiamo in conto che, per quanto l'arsenale possa essere vario e abbondante, quando si tratta di ricorrere alle armi speciali (lanciafiamme, mine vaganti, esplosivi a ricerca automatica) il loro utilizzo non viene concesso senza un prezzo da pagare: ogni attacco di questo tipo va a intaccare il proprio patrimonio di energia segnalato in un'apposita 'power bar', con conseguente aggravio a carico della capacità di spiccare il volo del ns. robottone (oppure a carico della sua capacità di sfruttare gli 'health bonus', accuratamente nascosti in aree segrete e ovviamente imprescindibili quando si tratta di affrontare uno dei giganteschi boss disseminati lungo il percorso).
Ranger-X si articola in tutto in sei (più due ausiliari) scenari, molto caratterizzati, in cui ci toccherà di fracassarci le dita eliminando una quota esasperante di astronavi aliene. Anche quelli non interessati all'azione pura però, come dicevamo, troveranno qui pane per i loro dentini: infatti, oltre a dover controllare lo status dell'energia di cui sopra, come pure a dover riportare nei limiti consentiti lo stato di salute generale e quello dello strato di protezione del mech, occorrerà anche rintracciare nelle varie aree (e non sempre sarà facile) la ricarica fornita dai raggi di luce (e non scordiamoci poi della ricerca via annesso radar degli obiettivi indicati, prima di ogni livello, all'interno di un intermezzo in grafica vettoriale). Decisamente più articolato della media degli sparatutto di una volta, decisamente spettacolare (cartuccia da soli 8 megabit, ma con una quota di colori su schermo, un numero di animazioni e un tocco grafico quasi all'altezza di un capolavoro massimo come Thunderforce IV), decisamente duretto (un po' sul breve andante, ma con una intensità degna del terribile Hellfire), Ranger-X/Ex-Ranza si è guadagnato nel tempo la reputazione di gioco di elite, meno conosciuto di altri titoli analoghi, ma molto apprezzato da tutti quelli che hanno avuto la fortuna di imbattersi in una sua copia residua, restando sorpresi da una qualità che non si aspettavano da una semplice cartuccia di Gau Entertainment.
[NO1]