Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo Super NES
The Lost Vikings
Interplay | Silicon & Synapse
18 06 2006
Davvero una giornata del cavolo per i nostri eroi di turno, tre prodi vichinghi che, dopo la quotidiana battuta di caccia e dopo dichiarazioni di eterna fedeltà alla famiglia e al villaggio di appartenenza, si ritrovano subito dopo rapiti da un'astronave aliena di passaggio (!) e alle prese con continui tentativi di fuga da quello che a loro sembra un destino incomprensibile, reso ancora più ingarbugliato dalla comparsa di continui salti spazio-temporali (!?).
Tralasciando la evidente inverosimiglianza della trama, il ricorso a diverse fasi della storia umana unito alla ricerca di una via di uscita dai corrispondenti livelli sposta il tono di The Lost Vikings verso quello caro ad altri puzzle game, come Humans e Lemmings, con in più una componente platform accentuata da nemici che non si limitano a semplici comparsate, ma mirano alla vostra eliminazione diretta. Se il tutto appare in prima battuta inutilmente complicato, occorre dire che applicandosi con un minimo di costanza si finisce per realizzare che alla profondità dell'impianto corrisponde una sua contemporanea accessibilità a tutti i tipi di giocatore, anche i meno interessati al genere. Infatti, anche se la presenza di tre personaggi con caratteristiche diversificate non può che spingere verso l'uso della materia grigia per superare i tanti ostacoli spalmati sulle piattaforme (Olaf porta uno scudo per proteggersi, Baleog ha in dotazione un arco per colpire a distanza e Erik ha una particolare abilità nei salti, per esempio), il livello di difficoltà è stato studiato in modo da non andare quasi mai oltre il limite di una giusta tolleranza.
Così The Lost Vikings rappresenta il classico caso di gioco che fa continuamente cambiare opinione su sé stesso, con sensazioni che passano dalla pura indigestione da blocco del gameplay alla soddisfazione da risoluzione di un problema apparentemente insuperabile. Quello che però appare immediatamente chiaro è la sua unicità, il che non può non farlo inserire in una categoria a parte all'interno dei videogiochi a 16 bit. The Lost Vikings appartiene infatti a una specie videoludica (gli arcade adventure) che è sempre stata poco frequentata sulle console: generalmente questo finisce per significare un impianto da platform corretto da qualche piccolo enigma, ma qui occorre per forza pensare a quello che si fa, pena l'inevitabile decesso di uno dei componenti della squadra e il conseguente riavvio del gioco.
Già da questo si capisce che The Lost Vikings non è comunque esente da difetti, e per di più difetti evitabili: infatti, dato che tutti e tre i vichinghi devono raggiungere l'uscita perché un livello possa considerarsi chiuso, la morte di uno solo dei tre comporta, forzatamente, la ripetizione del livello stesso, il che potrebbe finire per allontanare da The Lost Vikings i giocatori meno pazienti. Inoltre i quaranta stage disponibili non riescono, abbastanza stranamente, a garantire una longevità sufficiente al tutto, stante una loro estensione certamente non immane. Lo stesso impianto grafico, poi, non va oltre gli standard delle produzioni medie del Super Nintendo (estetica gradevole e funzionale, ma nulla più). Nonostante queste cadute di tono, The Lost Vikings rappresenta però una via di scampo più unica che rara per chi non ama l'esasperante spara-spara acrobatico di quasi tutti i platform a 16 bit: forse non è abbastanza per tutti, ma è abbastanza per me.
[NO1]