Nintendo N64
Shadowgate 64: Trials of the Four Towers
Kemco | TNS | Infinite Ventures | Eugene Evans | Karl Roelofs | David Marsh
12 01 2025
Questo deve essere il mio periodo fortunato: per me niente PlayStation 5 o quel Resident Evil che volevo recuperare da tanto tempo, ma in compenso, dato che è d'uopo uno sguardo più approfondito al catalogo Nintendo 64, mi tocca iniziare l'anno con Shadowgate 64, gioco di ruolo che non ha lasciato tracce del suo passaggio nemmeno nella memoria dei più attenti fautori dei 'role playing game'.
Shadowgate 64, ai suoi tempi lapidato a torto o a ragione un po' da tutti, ha avuto però il merito non trascurabile di essere uno dei pochi(ssimi) RPG disponibili per il Nintendo 64, andando così a colmare parzialmente il vuoto in cui si erano ritrovati i vecchi possessori di Super Nintendo, console regina dei giochi di ruolo. Un altro merito di Shadowgate 64, stavolta geneticamente acquisito, era quello di discendere dal quasi omonimo successo a 8 bit (anche se sul Nintendo 64, ovviamente, questo sequel finisce per assomigliare più a un 'adventure' con visuale in soggettiva, à la Goldeneye), il che avrebbe potuto attirare l'attenzione di tutti i nostalgici dei tempi del Nintendo Entertainment System. Il ritmo di gioco lento e un meccanismo basato più sulla risoluzione di enigmi e sull'esplorazione che sull'azione diretta potevano inoltre attirare l'attenzione di tutti i videogiocatori più tranquilli. Shadowgate 64 aveva insomma qualche ragione d'essere: i suoi meriti, però, finivano qui, mentre sull'altro piatto della bilancia andavano a gravare delle tare a carico del gameplay e della grafica che non potevano essere ignorate nemmeno dal nintendiano più convinto.
Graficamente parlando, il gioco sembra infatti appartenere alla primissima generazione dei titoli per N64. Dopo una introduzione tecnicamente sconcertante (ne ho viste di migliori sul Mega Drive e non sto scherzando) vi renderete immediatamente conto che, nel corso della fuga dell'halfling Del Cottonwood dal castello di Shadowgate, voi dovrete forzatamente muovervi attraverso ambienti decisamente spogli (caratterizzati da texture non eccezionali e da una quasi totale assenza di animazioni) che, come noterete progredendo all'interno del dungeon, hanno anche il difetto di essere in pratica tutti molto simili. La struttura di gioco è semplice: il vostro compito consiste essenzialmente nel perlustrare con attenzione numerosi corridoi, passaggi e stanze alla ricerca di oggetti, messaggi, libri e indizi di vario tipo, che torneranno poi utili nella risoluzione degli enigmi che si frappongono fra voi e la via d'uscita. La bassa definizione con cui è si è scelto di realizzare Shadowgate 64, però, non aiuta di certo in questa ricerca, inutilmente complicata e spesso esasperante nelle sua lentezza e nei suoi intoppi. Inoltre, una volta venuti in possesso di oggetti e di informazioni specifiche (raramente fornite dai non molti personaggi che vi capiterà di incontrare), potreste anche scontrarvi contro una certa carenza di logica dei puzzle, talvolta troppo correlati alla storia del circostante regno di Kal Torlin per poter essere istintivamente compresi. Questo, se da un certo punto di vista non può che fare bene alla longevità del titolo Kemco, alla fine potrebbe anche far scappare a gambe levate (giustamente) tutti i giocatori meno pazienti.
Shadowgate 64 è quindi un RPG/avventura decisamente mediocre, quasi completamente privo d'azione (ma anche di atmosfera), tendenzialmente frustrante e alla lunga monotono, non solo dal punto di vista del gameplay. A questo bisogna aggiungere un sonoro nulla più che adeguato (con buoni effetti e con pochi temi musicali, che hanno almeno il merito di caratterizzare in modo specifico le sezioni del castello, permettendo così una più rapida identificazione degli ambienti) e qualche problema a carico del 'frame rate'. Abbiamo così il quadro di un gioco che, nel complesso, potrebbe ancora oggi risultare gradito a una specifica cerchia di appassionati del Nintendo 64 (i quali farebbero forse bene a dargli un'occhiata), ma che era ed è comunque destinato a scomparire nel nulla, lasciando (contrariamente a quanto era accaduto al suo antenato) ben poca traccia di sé.
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