Sega Saturn
NBA Live 97
Electronic Arts | Realtime Associates | Steven Ettinger | Gary Syck | Stephen Cuong Nguyen | Tom Powers | Matt Grimshaw | Brian Snapp | David Gierok | Scott Miller
04 12 2024
Purtroppo la teoria crociana che nega l'esistenza dei generi ha raccolto molti accoliti nel campo della critica, come era ovvio che accadesse in un'epoca legata a sensazioni rapide come la nostra. A me non sembra però giusto rinunciare, in nome del principio per cui è bello ciò che piace, a riferimenti terminologici più precisi. Così, pur non avendo noi conquistato la dignità di critici ma solo quella di bambinoni ancora interessati ai giochi, vorremmo invece andare nell'altra direzione, parlando addirittura di sottogeneri attraversanti il campo videoludico. Anche perché, riferendosi alle simulazioni sportive, ci sembra evidente che, per esempio, NBA Jam e NBA Live abbiano in comune solo il campo di gioco. Lo stesso discorso si potrebbe fare per Daytona e Super Mario Kart o addirittura per FIFA Soccer e Sensible Soccer.
È chiaro quindi che chi ricercherà, non tenendo conto dei differenti fini, l'immediatezza e la frenesia di NBA Jam o addirittura la secchezza e la pulizia di Total NBA, non potrà che essere deluso da questo basket Electronic Arts a 32 bit. Sono convinto che è per questo che la stampa specializzata a stelle e strisce, allora affezionata a gameplay più diretti, non aveva accolto benissimo NBA Live 97, caratterizzato com'era da fasi simulative puntigliose, evento raro nel mondo delle console anni novanta (ora le cose sono cambiate, e non poco). D'altronde la miopia settoriale della stampa ha sempre rischiato di far partire con un handicap netto tutta una serie di giochi per console che, come questo, fanno del realismo la loro meta. Meglio comunque dirlo subito: questo NBA Live 97 non era un capolavoro, soprattutto in questa versione per Saturn. Non che fosse obbligatorio esserlo, ma quello che irritava era l'atteggiamento del marketing EA che spacciava le sue simulazioni annualmente rinnovate come qualcosa di fondamentale per la storia dell'umanità.
Cominciamo così, per dispetto, a capire quali sono i difetti di NBA Live 97. La prima impressione negativa riguarda le animazioni, certo non fluide ma soprattutto mal legate fra loro. Nonostante il gran parlare di 'motion capture' e 'motion blending' il risultato è questo: se un giocatore corre per poi passare o tirare in sospensione, si nota una frattura tra le due fasi che lascia interdetti. Ancora: il gioco risulta un po' lento e tra scarsa velocità e leggera scattosità l'effetto complessivo è quello di una mancanza di scorrevolezza. Ma non bisogna confondere la scorrevolezza con la scivolosità, dato che da questa è invece afflitto il movimento dei giocatori: la sensazione di pattinamento accomuna NBA Live 97 ai suoi predecessori e ai primi FIFA Soccer, anche se, nella scala Mercalli dello sdrucciolamento, le simulazioni calcistiche raggiungevano gradi ben più elevati. Il pattinamento dei giocatori, poi, non è solo un fattore esteticamente sgradevole, in quanto comporta guasti anche nel sistema di controllo: per esempio girare su sé stessi in spazi stretti risulta un problema mica da poco, dato che il raggio di sterzata è quasi sempre maggiore del dovuto. E poi tra un frame rate gestito male dal Saturn, scatti e movimenti poco verosimili anche la precisione può andare a farsi benedire (ma senza fare drammi: la risposta ai comandi resta in generale più che adeguata).
Tanto complicati appaiono i cambi di direzione repentini quanto poco realistici gli spostamenti laterali, che si effettuano mediante un comando apposito, ma che comunque finiscono per assomigliare al 'moonwalk' di Jacksoniana memoria. Il sospetto è che nel rapporto causa/effetto sia proprio il sistema di controllo a influenzare in modo più grave le animazioni perché quando si riconfigura il controller, scegliendo per il movimento del giocatore quello relativo allo schermo piuttosto che quello assoluto, si ha l'impressione di un movimento generalmente meno contratto (soprattutto utilizzando le inquadrature da dietro). Ma forse il difetto più grave è l'eccessiva facilità, almeno fino al livello intermedio (comunque il più giocabile dei tre gradi di difficoltà, dato che quello Expert risulta troppo coriaceo). Non un capolavoro, quindi. Ma se dovessi giudicare basandomi solo sui miei gusti, tralasciando i difetti oggettivi e considerando NBA Live 97 nel proprio ambito (simulazioni sportive vere e proprie), non potrei fare altro che consigliare ancora oggi un gioco così divertente e con così tanto spessore. Vediamo quali sono le ragioni che portano a una esternazione così ardimentosa.
La realizzazione grafica in sé e per sé ai tempi lasciava basiti (oggi meno, ma ballano venticinque anni) ed è solo marginalmente compromessa dalle animazioni. Buona la costruzione poligonale dei giocatori, che non si limita alla riproduzione di logo, numero e nome sulla maglia, ma arriva alla verosimiglianza dei tratti somatici. Certo che rispetto alla versione per PlayStation qui sembra di essere al festival dell'aliasing, con contorni spezzati, spigolosità varie e texture pasticciate. I giocatori tendono comunque ad assomigliare alle loro controparti reali non solo fisicamente ma anche nei comportamenti tattici e nelle movenze: ognuno ha i suoi tipi peculiari di schiacciata o di entrata a canestro che si attivano solo se si effettuano le azioni in modo adeguato. La tipologia diversificata dei movimenti fa bene sia all'estetica complessiva (se non fosse per la scarsa fluidità sembrerebbe davvero di assistere a una partita) sia al gameplay (che scorre liscio, con fasi spettacolari e senza momenti di pausa). Ben realizzato anche l'audio che, con un commento in diretta preciso ma scarno, punta tutto sulla riproduzione dell'atmosfera da palazzo dello sport, centrando il bersaglio grazie agli interventi degli speaker da sala, agli stacchi musicali (tutti e due eccellenti), agli effetti audio verosimili e alle reazioni del pubblico (forse un po' banali).
Un cenno a parte merita il quadro opzioni, per il quale l'aggettivo lussureggiante non basta: oltre alle usuali varianti (possibilità di disputare campionati o playoff, scambi e creazioni di giocatori, personalizzazione di regole e comportamento dei giocatori comandati dalla CPU, tonnellate di statistiche ecc.) segnaliamo una sezione strategica con i fiocchi, con la possibilità di modificare le marcature a uomo, regolare i raddoppi di marcatura e l'intensità del pressing, con cinque tattiche difensive differenti e circa quaranta schemi di attacco, tutti esemplificati da specifiche animazioni. Le inquadrature possibili sono sette (con nove gradi di zoom) e, incredibilmente, alcune tra le più spettacolari non compromettono troppo la giocabilità: segnaliamo in particolare quella da dietro il portatore di palla che si rifà ai giochi sportivi in Mode 7 del Super Nintendo (NCAA Basket) consentendo una immedesimazione unica, anche se difficile da gestire. Fondamentalmente NBA Live 97 è insomma il classico caso di gioco amato da molti e considerato insignificante da molti altri (e non è certo il titolo giusto per perorare la causa del Saturn: la versione per PlayStation è decisamente più pulita come dettaglio). Nello specifico direi che come simulazione incontrava e incontra ancora i miei gusti, ma dovendo darne una valutazione oggettiva non posso comunque non segnalarne i difetti, acuiti dal passare del tempo.
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