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Dan Hero Alle soglie degli 'anta, Dan Hero resta un giovane vecchio con lo sguardo e il cuore immutabilmente fissi al passato. Da una decade circa ospite non gradito sulle pagine di TGM, snocciola mensilmente sermoni irremediabilmente noiosi riguardo quanto meravigliosi fossero i videogiochi dei bei tempi andati, coltivando nel contempo il sogno di fondare una software house nichilista e creare titoli nati vecchi che nessuno giocherà.

Atari ST
Strider II
U.S. Gold | Tiertex
16 10 2024

Le conversioni di Strider sui computer occidentali erano assolutamente mediocri, ma ciò è abbastanza comprensibile: in Giappone la trasposizione del gioco sull'X68000 era stata realizzata da Capcom in persona (risultando anche migliore dell'adattamento di Sega su Mega Drive), mentre dall'altra parte dell'oceano Tiertex era quello che per noi passava il convento. A tal proposito, per le sue licenze Capcom e altre softco nipponiche adottavano una politica molto 'fire and forget': una volta assegnati per un certo numero di anni i diritti, chi li deteneva poteva farci quel che desiderava salvo particolari condizioni. Non c'era veramente interesse per quel che avveniva in occidente una volta intascati i soldi, ed erano belle somme. In quest'ottica succedeva a volte che, finché i diritti erano validi, potevano spuntare dal nulla dei seguiti 'fatti in casa' per sfruttare il più possibile la licenza e recuperare gli investimenti fatti in fase di acquisizione dei suddetti diritti. Ed ecco quindi arrivare Strider II, frutto dell'esperienza maturata da Tiertex con il primo episodio (sono ironico).

Strider II è un inno al kitsch, a partire dalle pagine pubblicitarie sulle riviste specializzate con un tamarrissimo Strider-wannabe in improbabile posa plastica mentre spara a generici androidi, fiero del suo codino in stile Fiorello ai tempi del karaoke. Essendo il personaggio di Hiryu una proprietà comune di Capcom e Moto Kikaku, il nuovo Strider è Hinjo (...), in missione per salvare la leader del pianeta Magenta (...). Stavolta Tiertex lo ha per lo meno dotato di un'animazione di attacco, ma il resto del gioco è un tragicomico disastro. Abbandonata la struttura lineare del predecessore, Strider II vanta livelli aperti che Hinjo può esplorare alla ricerca di potenziamenti indispensabili per la sua trasformazione in robot cingolato (...), obbligatoria per affrontare i nemici più tosti. Lo sprite principale è più rapido che in passato, tant'è vero che lo si vede muoversi in corsa; può inoltre usare una pistola laser per centrare gli avversari dalla distanza, ma questo non riesce a salvarlo dall'assalto incessante dei nemici e dei loro proiettili che assieme danno vita ad alcune morti realmente 'cheap', coadiuvate da una generale imprecisione nei comandi dovuta ai movimenti rapidi da caffeinomane e da una dotazione atletica ridimensionata, con Hinjo incapace di scivolare o aggrapparsi ai soffitti.

Avversari e livelli sono quanto di più generico e derivativo potesse scaturire dagli sciagurati uffici di Tiertex, con qualche sprite apparentemente importato con un becero 'copia e incolla' dal gioco originale come Solo (qui investito del ruolo di boss del primo livello) e una versione miniaturizzata di Grandmaster Meio. Quest'ultimo non è peraltro l'unico a soffrire di nanismo: tutti gli sprite sono piuttosto piccoli a causa dell'effettivo impiego di una porzione ridotta dello schermo, la cui parte inferiore ospita un grosso pannello che riporta il punteggio, il tempo residuo, le vite rimaste e il numero del livello in corso. Il gioco è conosciuto sulle macchine Sega come Strider Returns: Journey from Darkness, ma a parte qualche modifica come l'assenza della trasformazione in robot (sostituita su console dalla più sensata evocazione di uno scudo rotante) e gli shuriken da usare per gli attacchi a distanza, non vale la pena sprecare nemmeno un istante per le comparazioni di rito: su qualunque piattaforma giri, il finto Strider non merita il tempo del giocatore.

[Dan Hero]


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