Nintendo Game Boy Color
Wings of Fury
Red Orb Entertainment | The Learning Company | Steve Waldo | Magnin & Associates | Ed Magnin | Mindscape
05 09 2024
Seppur tardiva e orfana di alcuni piccoli elementi, la trasposizione di Wings of Fury dall'Apple II al Game Boy Color è stata all'epoca apprezzata unanimemente (o quasi, non è possibile piacere a tutti...) dalla stampa e dal pubblico pagante. Un risultato prevedibile, a dirla tutta, dal momento che Wings of Fury è sempre stato uno dei titoli più amati dai giocatori 'di vecchia data' negli Stati Uniti in prima battuta e nel resto del mondo in un secondo momento. È stato del resto uno dei pochi prodotti videoludici nordamericani d'annata a compiere il grande salto verso il Paese del Sol Levante, comparendo su alcune popolari macchine nipponiche (NEC PC-98 e Sharp X68000, mica due computer qualunque) quando tali migrazioni da occidente a oriente erano ancora una vera e propria rarità.
Per chi non lo conoscesse, a ogni modo, Wings of Fury chiede al giocatore di manovrare un caccia Grumman Hellcat in un teatro di guerra del secondo conflitto mondiale inquadrato lateralmente (con tanto di allontanamento della telecamera virtuale quando si sale di quota, così da preservare la visibilità del mondo di gioco). Non si tratta ovviamente di una simulazione, com'è del resto facile intuire alla luce della visuale adottata, ma neanche di un arcade duro & puro: bisogna infatti scegliere le armi adatte per ogni situazione, impiegare un approccio ragionato per evitare di soccombere alla superiorità numerica dei nemici, decollare e atterrare da una portaerei e via di questo passo. Dire che il dito deputato alla pressione del grilletto e le meningi vengono sottoposti alle stesse sollecitazioni sarebbe un'esagerazione, ma resta il fatto che Wings of Fury non premia affatto i piloti che amano buttarsi alla cieca nell'azione e obbliga a usare il cervello e pianificare per bene le sortite.
La varietà degli scenari, delle situazioni da affrontare e dei bersagli da abbattere è senz'altro encomiabile e nasconde perfettamente la relativa semplicità di base del gioco, mentre la realizzazione audiovisiva (pur non facendo gridare al miracolo) dona agli eventi quella vivacità che mancava per ovvie ragioni nell'originale per Apple II. Sul computer di Jobs e Wozniak, però, Wings of Fury poteva vantare una piccola finestrella con una visuale in prima persona che aiutava a giudicare le distanze, una crudezza più consona a un gioco di guerra (si vedano in tal senso i soldati da falciare con la mitragliatrice del caccia, scomparsi sul Game Boy Color) e qualche piccola chicca come la sequenza di abbattimento dell'Hellcat. Niente di fondamentale, per carità, ma si tratta comunque di omissioni quantomeno curiose, alle quali il team Magnin & Associates contrappose comunque l'introduzione di nuove manovre evasive e di una maggior enfasi sul punteggio, da sempre considerato essenziale nei prodotti per le sale giochi e le console.
Anche sul Game Boy Color, in definitiva, Wings of Fury rimane un titolo di enorme rilevanza. L'impatto della creatura di Steve Waldo sull'evoluzione dei videogiochi non è mai stato in dubbio e viene tuttora ampiamente riconosciuto, ma una transizione dai computer alle console (per giunta portatili, in questo caso) non ha mai un esito scontato e può rivelarsi disastrosa anche a fronte di un prodotto originale di assoluta eccellenza. Non è questo il caso di Wings of Fury, fortunatamente, il che vuol dire che recuperarne una copia dovrebbe rappresentare una priorità per qualsiasi possessore di Game Boy Color, anche alla luce delle quotazioni stranamente basse del gioco sul capriccioso mercato dell'usato d'epoca.
[Sanshiro]