Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno
della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21
dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto
in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di
nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre
da cui era improvvisamente spuntato. Se lo
incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera
e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da
lanciare all'indirizzo dei curiosi...
Apple Macintosh
James Clavell's Shōgun
Infocom | Dave Lebling
18 03 2024
Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di James Clavell, adattato peraltro di recente sotto forma di serie televisiva con un certo successo, questo classicissimo gioco di avventura Infocom può vantare il nome a dir poco illustre di Dave Lebling (co-autore di Zork, tanto per dirne una) alla sceneggiatura e una serie di illustrazioni tanto ispirate quanto dettagliate che hanno il compito di accompagnare il testo. L'inserimento dei comandi passa sempre per la tastiera, come da tradizione Infocom, ma la grafica impreziosisce notevolmente lo svolgimento degli eventi e rende più che bene anche in bianco e nero sul primissimo Macintosh. Un successo, quindi? Purtroppo no, o almeno non del tutto.
A dispetto di un'apprezzabile fedeltà al materiale d'origine e di una gran varietà negli scenari e negli eventi, infatti, James Clavell's Shōgun risente di una serie di difetti che finiscono per minarne irrimediabilmente il potenziale appeal. Negli ambienti popolati da coloro che bazzicano in prima persona l'industria dei videogiochi, del resto, si dice che Lebling abbia seccamente bollato James Clavell's Shōgun come il suo peggior titolo in assoluto, il che la dice piuttosto lunga e non lascia molte speranze. Ma cos'ha che non va questa pittoresca narrazione digitale delle gesta di John Blackthorne, di preciso?
Tanto per cominciare, James Clavell's Shōgun è davvero troppo astruso. Si procede spesso per tentativi, soprattutto nella prima fase in cui è necessario destreggiarsi a bordo della nave Erasmus barcamenandosi tra termini marinareschi e impietose tempeste, e la situazione migliora soltanto marginalmente quando si tocca finalmente terra e si incontrano irreprensibili samurai, affascinanti nobildonne e personaggi assortiti di rango minore. Si potrebbe obiettare che la natura delle avventure testuali sia in fin dei conti proprio questa, ma non si può fare a meno di notare un certo eccesso di fumosità (se non addirittura di ottusità, a tratti) che frena l'entusiasmo e costringe a riflessioni e contorsioni mentali spesso inopportune. Il sistema integrato di aiuti, a onor del vero, sembrerebbe poter mitigare i problemi di cui sopra, ma non riesce di fatto nel suo intento. È infatti oscuro almeno quanto il gioco vero e proprio, se non di più, e richiede dosi di interpretazione e pensiero laterale che paiono quasi voler complicare le cose invece di semplificarle.
James Clavell's Shōgun è inoltre estremamente lineare, il che non mancò di attirargli numerose critiche da parte della stampa specializzata all'epoca del suo debutto nei negozi. C'è però un gradito rovescio della medaglia, in questo caso, ovvero la notevole estensione dell'avventura e la conseguente longevità della stessa, indubbiamente degna di lode. La scrittura è poi di altissimo livello, come si conviene a un gioco tratto da un libro di peso, e l'ordinata interfaccia in bianco e nero del Macintosh rende la lettura dei testi piacevole e per nulla faticosa, a tutto vantaggio della godibilità generale. Non sarà quindi un prodotto perfetto, e neanche un titolo di prima fascia a voler essere onesti, ma James Clavell's Shōgun rimane un capitolo interessante nella storia di Infocom e potrebbe ancora conquistare (pur se con le riserve del caso) i veterani duri e puri delle avventure testuali.
[Nyabot]