Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Sony PlayStation
LiberoGrande
Namco | Yukihiko Yagi | Jun Moriwaki | Naoto Maeda | Hideki Hattori | Akio Ueyama | Tomohiro Kaneko | Hironori Sata | Masanobu Hoshino | Hitoshi Ueda
12 03 2024
Nella stagione grassa (fine anni novanta) dei trionfi PlayStation, celebrati e sciabordanti dal brodoso pentolone del successo, sarebbe stato bello (nel senso della boccata di aria fresca) imbattersi in qualcosa di originale, qualcosa che non fosse necessariamente una leccata sulle zone erogene del mercato. Grossa questione in piccolo nodo: forse che le simulazioni di sport non andavano (e ancora non vanno) da nessuna parte e ci andavano pure piuttosto male (ormai non c'era e non c'è più nulla da inventare)? Ultima rivoluzione qualche anno prima, a opera di FIFA Soccer per il disgraziato 3DO: allora si era dimostrato come le inquadrature standard di sempre (laterale o da fondo campo) potessero essere completamente stravolte. Namco, che non ne aveva mai beccata una che era una quando si trattava di sport (e con il precedente Prime Goal Soccer meno che mai) prese nota e scelse, con questo LiberoGrande, l'opzione zero, quella del non compromesso, puntando tutto sulla visuale più spettacolare e più scomoda (quella subito dietro il giocatore) e puntando anche su una scelta non più vista dai tempi dello Spectrum e del C64: l'immedesimazione in un solo e determinato giocatore, lasciando i movimenti del resto della squadra per gran parte nelle mani della CPU.
Come avvocato difensore devo obiettare che si possono in qualche modo influenzare i comportamenti dei calciatori che non siano il vostro (dettare passaggi, contrasti e tiri), ma come osservatore neutro devo ammettere che in generale aleggia una certa confusione, una sensazione di estraneità alle dinamiche di gioco più sottili. La confusione diminuisce progressivamente, come è ovvio, man mano che si prendono le misure alle rotazioni della camera, ai comportamenti dei vostri compagni controllati dalla CPU e alla frequente lontananza dal vivo del gioco. Resta invece come un dato di fatto la grande originalità (moneta che dovrebbe essere rivalutata da tutti anche oggi). E non si può nemmeno negare la spettacolarità della realizzazione grafica, con stadi imponenti e giocatori costruiti con grande scialo di poligoni (peccato per l'incertezza delle animazioni, dovuta anche al basso frame rate). Quello che non si riesce a ignorare, nel bene e nel male, è la natura decisamente arcade di LiberoGrande: l'aggiunta di una sezione dedicata alle variazioni tattiche avrebbe potuto aumentarne lo spessore di gioco, spessore messo invece in pericolo anche dalla penuria di calciatori disponibili (20, tutti rigorosamente con nomi di fantasia, salvo la scoperta degli immancabili ulteriori personaggi segreti).
Occorre dire che l'unica variante strategica possibile (scelta tra atteggiamento offensivo o difensivo) ha perlomeno il pregio di funzionare in modo concreto, e non era detto. Bene articolata anche la sezione dedicata all'allenamento, che costituisce quasi un gioco a sé. Completamente in sintonia con l'atmosfera del gioco le musiche tipicamente nipponiche (un funkettino jazz da cocktail party). Se a questo aggiungiamo una certa resistenza nella risposta ai comandi, soprattutto quando si tratta di far reagire i vostri compagni, avremo il quadro di un gioco certo non appartenente alla cerchia dei veri classici, e va bene, ma di sicuro riconducibile a una categoria tutta a parte, e questo di solito è un segnale di qualità. Un gioco comunque spettacolare e anche longevo, proprio grazie a quella peculiarità che ha permesso negli anni rivisitazioni saltuarie ma costanti.
Certo che in un mercato già allora ossessionato dalle super produzioni, con tonnellate di opzioni, un titolo tutto sommato superficiale e con qualche imperfezione come LiberoGrande alla fine si è rivelato solo una seconda (o terza) scelta commerciale. Altrettanto certo, almeno per me, che a distanza di un paio di decenni LiberoGrande la sua rivincita l'ha però ottenuta. Invecchiato bene rispetto alla concorrenza di quei lontani giorni, il gioco Namco ha infatti mantenuto inalterato il proprio fascino, legato alla sua unicità. E così se un qualsiasi FIFA Soccer di quei tempi sembra ora un fossile di nessun valore, LiberoGrande la sua vetrinetta al museo se l'è guadagnata e la mantiene alla grande.
[NO1]