A.Rea. 21 | Bloody Roar - Hyper Beast Duel [Sony PlayStation]

A.Rea. 21 : retrogaming e videogiochi dal 1996!

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Dopo una vita passata a eseguire proiezioni d’anca su ignari passanti e bambini capricciosi, un bel giorno Sanshiro ha iniziato a malmenare anche la tastiera del suo vetusto e malandato computer. Il risultato? Le sue recensioni su A.Rea. 21.

"Hudson che si cimenta nella produzione di un picchiaduro? E su PlayStation, poi, dove i giochi di combattimento abbondano? E presentando indirettamente il suo titolo come un incrocio tra Tobal No.2 e Fighting Vipers, per giunta? Non è possibile!". Questo è più o meno ciò che in molti pensarono all'epoca delle prime 'press release' relative a Bloody Roar, senza nascondere un pizzico di scetticismo. E invece Bloody Roar, pur sbucando dal nulla o quasi, si rivelò uno dei migliori picchiaduro tridimensionali del suo periodo di competenza e risulta ancor oggi più che degno di considerazione.

I punti di forza di Bloody Roar sono molteplici e per certi versi sorprendenti. Per quanto riguarda l'aspetto tecnico, le prime note positive vengono senza dubbio dalla sezione audio, improntata alla massima 'potenza'. Gli effetti sonori sono infatti 'pompatissimi' e di una chiarezza cristallina: ogni singolo rumore è stato realizzato con il preciso intento di scuotere le fondamenta della casa del giocatore di turno, a partire dal raccapricciante scricchiolio delle ossa schiacciate dalle prese più rudi per finire con i tonfi delle cadute a terra e dei colpi più violenti, passando ovviamente per il pezzo forte del repertorio, ovvero il vasto campionario di ruggiti e brontolii. La grafica, fortunatamente, non è da meno e fa sfoggio di combattenti enormi e dettagliati, tanto nella forma umana quanto in quella animale, con l'impiego di parecchi poligoni e di texture eccellenti. Anche nelle azioni più concitate è praticamente impossibile assistere ai classici fenomeni di fusione e/o perdita di poligoni e i rivestimenti rimangono sempre e comunque al loro posto. Si tratta in effetti di uno spettacolo visivo molto simile a quello offerto dai due Tobal, a cui va ad aggiungersi uno degli algoritmi di 'light sourcing' più belli ed efficaci dell'epoca.

La struttura di gioco, da parte sua, somiglia sotto alcuni punti di vista a quella di Fighting Vipers. Ci sono infatti arene delimitate da muri (che possono essere abbattuti scagliandovi contro l'avversario), un triplo replay in caso di KO particolarmente spettacolari e la possibilità di evitare gli attacchi tramite un leggero spostamento laterale. E poi c'è ovviamente il vero cuore del gioco, ovvero la bizzarra idea degli animali. I personaggi di Bloody Roar sono infatti forniti di una barra di energia supplementare, che si carica fino a raggiungere un punto critico; una volta raggiunto questo punto è possibile premere il pulsante assegnato alla metamorfosi, che trasformerà il combattente nel suo alter-ego animale. Sotto questa forma (che durerà fino all'esaurimento della sopracitata barra aggiuntiva) si potrà poi entrare in modalità Rave per guadagnare ulteriori punti in velocità e potenza. Alla metamorfosi si aggiungono inoltre numerose mosse (speciali e non) per ciascun personaggio, facilmente concatenabili nel caso in cui ci si voglia sbizzarrire con le micidiali combo messe a disposizione dagli sviluppatori. Ottima anche l'idea di fornire ai giocatori un intero menu segreto, le cui opzioni diverranno disponibili al completamento del gioco in determinate maniere. Il rilevamento delle collisioni, infine, è quasi impeccabile, mentre l'esiguo numero dei personaggi non riesce a tarpare le ali a un titolo di innegabile pregio.

[Sanshiro]