Nyabot è praticamente un fantasma, qualcuno
della cui esistenza gli stessi redattori di A.Rea. 21
dubitano spesso e volentieri. Compare di tanto
in tanto, recensisce qualcosa e poi svanisce di
nuovo, probabilmente per tornare nelle tenebre
da cui era improvvisamente spuntato. Se lo
incontrate, non fidatevi della sua apparenza tenera
e coccolosa: tiene sempre in serbo un'ascia da
lanciare all'indirizzo dei curiosi...
Commodore 16
P.O.D. - Proof of Destruction
Mastertronic | Shaun Southern
04 11 2023
Nessuna trama, neanche uno straccio di schermata iniziale, appena una trentina di giri di nastro per completare il caricamento, solo sedici livelli e un prezzo intorno alle cinquemila lire: difficile aspettarsi qualcosa di grandioso da P.O.D., perlomeno con queste premesse. Ma le apparenze, si sa, spesso ingannano. E infatti Proof of Destruction, come viene chiamato sulla copertina della confezione della cassetta, è uno dei migliori giochi in assoluto sul Commodore 16. Merito di una programmazione esemplare da parte del solito Shaun Southern e di uno schema di gioco ridotto all'osso, ma non per questo banale: solo il superfluo è stato infatti eliminato, mentre tutto quel che conta in uno sparatutto risponde prontamente all'appello.
L'azione ha luogo all'interno di schermate singole che contengono una griglia, lungo la quale si muovono sia il 'pod' del protagonista che gli avversari. Questi ultimi (disponibili in diverse varianti, in base al livello in corso) esplodono bordate all'indirizzo del giocatore praticamente senza sosta e si muovono talvolta in modo imprevedibile, ma ciò che bisogna tenere davvero in considerazione è l'immediata conseguenza della loro eliminazione. Ovvero, per farla breve, un bel buco sulla griglia (presumibilmente provocato dalla deflagrazione) che non può essere percorso sino alla sua riparazione automatica. Tutto qui? Niente affatto! Neanche gli avversari, in un certo senso, possono passare sulle zone danneggiate della griglia: quando lo fanno subiscono infatti una mutazione e si trasformano in bombe che procedono verso il fondo dello schermo in caduta libera, aggiungendo un ulteriore elemento di rischio.
E questo, in fin dei conti, è quanto. Per terminare il livello in corso è sufficiente sopravvivere fino allo scadere del conto alla rovescia visualizzato nella barra delle informazioni posta in cima allo schermo, che riporta anche il punteggio e le vite rimanenti (incrementate di una unità al completamento di ogni scenario, con un limite massimo di cinque), mentre le variazioni grafiche tra un livello e l'altro sono davvero minime. Potrebbe sembrare pochino, anche per cinquemila lire, ma la quantità non è tutto. E infatti a rendere P.O.D. un titolo imperdibile per i fan del Commodore 16 sono i controlli fulminei e il ritmo indiavolato dal primo all'ultimo istante, e non i freddi numeri. Si tratta in fin dei conti di un prodotto che non sfigurerebbe affatto in un cabinato da sala, magari con una spruzzatina di colore in più, e che rende omaggio nel migliore dei modi alle sue evidenti fonti di ispirazione, ovvero i frenetici giochi di Jeff Minter.
[Nyabot]