Imbarcato in tenera età su un cargo battente
bandiera liberiana, NO1 ha sviluppato grazie ai
suoi viaggi in giro per il mondo, e ai conseguenti
contatti con numerose popolazioni indigene
legate alle tradizioni, una smodata passione per
l'antico. Passione che oggi riversa nel retrogaming,
in particolare se targato Sega...
Nintendo N64
Mario Party
Nintendo | Hudson Soft | Kenji Kikuchi | Masanori Shiku | Tsutomu Komiyama | Fumihisa Sato | Takeo Monma | Koji Matsuura
28 08 2023
Se Mario Party (Hudson/Nintendo, prima uscita 1998 in Giappone) riuscisse a pervenire a una profondità di gioco pari alla quantità di materiale ludico presente, bisognerebbe considerarlo un prodotto perfetto o quasi (non per niente ha rappresentato il punto di partenza di una serie apparentemente infinita di titoli analoghi). Ma fatalmente così non è e forse non era nemmeno nelle intenzioni dei suoi ideatori. Il taglio non è infatti quello del capolavoro quanto piuttosto quello del gioco leggero, da consumare subito e senza tanto dispendio di concentrazione. Questo non vuol dire scarsa longevità: a distanza di tanti anni si può davvero dire che Mario Party non ci ha mai annoiato, non solo grazie alla stazza del suo gameplay, ma soprattutto perché ha offerto la continua mutevolezza dei titoli incentrati sul gioco in compagnia.
Infatti, se mai un videogioco ha meritato l'abusato appellativo di 'party game', questo è stato, per definizione, Mario Party (e Hudson ha così confermato il palmares che aveva conquistato con il classico Bomberman). Direi anzi che questa sua natura è talmente evidente da relegare su un piano nettamente inferiore qualsiasi tentativo di affrontarlo da soli, al di fuori della modalità multiplayer: in particolare, in questo caso, è l'intelligenza artificiale a risultare poco calibrata, con avversari controllati dalla CPU che agiscono seguendo un numero limitato e prevedibile di schemi. Lunghi pomeriggi da passare tra amici (fino a quattro e magari non abituati alla materia), quindi, il che non è comunque cosa da poco. Spesso la cinquantina di mini-competizioni che rappresentano la spina dorsale di Mario Party non richiede infatti molto più che riflessi pronti e buona volontà, mentre le dosi richieste di abilità manuale si mantengono sovente su livelli bassi, con impostazioni di gioco talvolta incentrate solo su continue pressioni dei tasti e con gare brevi come durata e molto semplificate come meccanismo di base.
Nei sei 'board game' inizialmente disponibili (presenti tre livelli di difficoltà) la musica non cambia. Dietro una facciata che imita con successo l'organizzazione dei giochi da tavolo (basata sul lancio di dadi a turni, con relativi spostamenti su percorsi fissi, anche se qui l'interattività risulta decisamente maggiore) la struttura delle gare e l'atmosfera à la Giochi Senza Frontiere restano infatti immutate. Anche per questo Mario Party appare indirizzato ai giocatori più giovani o del tutto casuali. D'altro canto l'approccio lineare al gioco, l'impostazione grafica, il tipo di colonna sonora, come anche una realizzazione tecnica poco rifinita (con un evidente handicap a carico della definizione) sono tutti elementi che potrebbero tenere a distanza chi è ormai abituato a prodotti più raffinati.
I suoi obiettivi però Mario Party li aveva raggiunti e li raggiunge ancora oggi (e tra questi chiaramente non c'è né la voglia di affascinare tutti con una grafica di prim'ordine né quella di affrontare tematiche più adulte o impegnative). Anche i più esigenti non potranno però negare la capacità di coinvolgimento del suo gameplay, di sicuro semplice ma altrettanto sicuramente realizzato in modo intelligente, o perlomeno con una giusta dose di furbizia.
[NO1]